Giampaolo Dossena dizionario dei giochi con le parole



Download 1.48 Mb.
Page16/31
Date26.11.2017
Size1.48 Mb.
#34890
1   ...   12   13   14   15   16   17   18   19   ...   31

Primo: queste lettere nell'Alfabeto di Rina Paltrinieri Breda seguono

la Z. Secondo: nella illustrazione, nella finestrella, nella didascalia,

sono presentate nella successione KWXYJ, che è sbagliata.

Diceva il colonnello Mario Zaverio Rossi: "per noi, che siamo uomini

d'ordine, law and order, legge ed ordine, l'ordine alfabetico è l'ultima

forma d'ordine che ci resti". Non pensava a Rina Paltrinieri Breda, e

non pensava a quel graffito romano di cui ci parlano Fruttero e Lucentini nel libro Incipit.
Tra i graffiti rinvenuti a Roma nella caserma dei Vigili della VII Coorte, figurano numerosi alfabeti. che i Vigili stessi graffivano per esercizio o passatempo. Alcuni sono completi, molti altri si interrompono dopo

varie omissioni o interversioni di lettere. Il più breve, dopo aver saltato

la C, s'interrompe scoraggiato a E.
Quel graffito è "ABDE". Mi sarebbe piaciuto intitolare "ABDE" il

presente volume, per scoraggiamento.

Attenzione. Per un errore di stampa l'ìncipit "ABDE" reca, nel libro

di Fruttero e Lucentini, il n. 18, che rinvia a Samuel Beckett. Mai errore fu più provvidenziale. è Beckett che ha detto "se proprio si deve parlare, sia almeno per non dire nulla". A... b... d... e...


121 \lallazione - Uno degli stadi prelinguistici del bambino. Si manifesta verso il terzo mese. Consiste nell'emissione di una gamma di espressioni sonore più estesa di quella che sarà poi utilizzata nella

lingua: schiocchi, gocciolii, cinguettii, suoni che non solo mancano

negli adulti, ma che gli adulti sono spesso incapaci di produrre".

Inglese "lallation", francese "lallation", dal latino "lallatio, -onis", da

"lallare = cantare la ninnananna".

In italiano, oltre a "lallazione", abbiamo "lallà, lallaràlla, lallarallà

lallarallàlla, làllera, lallèra, lallèro, la-lallèro, lallì, lallalì, trallallà, trallallèra, trallallallèra": 13 interiezioni, registrate dai vocabolari. Si usano quando si canticchia sovrappensiero (anche per esprimere indifferenza ostentata. "lallare" o "lellare" è "nicchiare, far lo gnorri") e c'è

"laleggiare = cantare motivi di ninnananna":


Per la dolcezza, di cui a niun'altra consonante fuorché alla P non cede,

[la L] vien chiamata la lettera delle nutrici, che laleggiano invitando il

sonno a' lor pargoletti (Emanuele Tesauro).
In inglese "lullaby" è ninnananna. in arabo invece "La ilaha ill'Lhah"

vuol dire "non c'è altro dio all'infuori di Allah".


122 \lancia-lancia - Torquato Tasso ha scritto:
l'asta ferrata fulminando lancia.

Nessuna mural macchina si vante

d'avventar con più forza alcuna lancia.
E dove la mettiamo, questa coppia "lancia-lancia"?

Non certo con perché-perché (1 parola con 1 significato), né con

campo-campo (1 parola con 2 significati).

Qui le parole sono 2, un sostantivo e una voce del verbo "lanciare"

ma si ha una forte impressione di significato analogo. Se parliamo a

gesti, per intendere "lanciare" facciamo un certo movimento col

braccio, Varia solo la posizione delle dita, se intendiamo lanciare un

sasso o se intendiamo lanciare una lancia, un giavellotto.

Ma sono sottigliezze ingannevoli. Le parole sono 2, "lancia" sostantivo, "lancia" da "lanciare", e i significati sono 2, un oggetto e una azione. Dunque siamo nel caso di sei-sei, 2 parole, 2 significati. Le

due parole sono omogenee (a differenza di "sei-sei", che hanno

etimologia diversissima), ma sono 2 parole. I due significati sono

analoghi (a differenza di "sei-sei", perché veramente il numero "sei"

non ha niente a che fare col "tu sei" del verbo essere), ma sono 2 significati.

Dunque "lancia-lancia" lo mettiamo sotto sei-sei, senza farne

neanche un sotto-caso. Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem.

Nessun dubbio che questa sia una rima equivoca.


123 \lapsus - C'è il "lapsus linguae" (latino: "sdrucciolamento della

lingua"): errore verbale, sbaglio nel parlare, e c'è il lapsus càlami (latino: "sdrucciolamento della penna"): errore gràfico, sbaglio nello

scrivere. Un errore gràfico si può commettere scrivendo con strumenti diversi dalla penna: coi caratteri mobili nella composizione tipografica a mano, e con la monotype, la linotype, la macchina da

scrivere, e ogni sorta di tastiere di computer. Con questi strumenti

anzi si fanno dei refusi forse più frequenti di quando si adopera

una penna.

Chi fa un lapsus, dice o scrive una parola invece di un'altra. A volte,

una parola senza senso; a volte una parola ben precisa, con un significato diverso da quello della parola "giusta" che il parlante o lo scrivente intendevano dire o scrivere, diversa da quella che l'ascoltatore

o il lettore si aspetterebbero in quel momento, in quella sede.

Certi lapsus, soprattutto certi refusi, come il famoso "Lutero-L'utero", possono essere maliziosamente intenzionali, e sconfinano dunque nel motto di spirito. Molti lapsus sono involontari. Si può riconoscere tra la parola "giusta" e quella "sbagliata" il meccanismo di un gioco di parole, semplice come quelli elencati nella classificazione dei giochi di parole, oppure più complesso: se il lapsus è uno

sdrucciolamento, chi sdrucciola può cadere in tanti modi. Per spiegare il famoso lapsus "familionario" studiato da Freud dobbiamo ricorrere a un meccanismo telescòpico che non è tra i più lampanti.

Se nel lapsus c'è il meccanismo di un gioco di parole, si tratta di un

gioco di parole in assenza. Ma certi lapsus portano a omettere

una parola, o a pronunciare o scrivere un nome di persona invece di

un altro, (Luigi, come nome, non assomiglia per nulla a Costanzo, ma

si può nominare Luigi invece di Costanzo perché si preferisce la persona di Luigi).


Alcuni lapsus sono spiegati dalla psicoanalisi con meccanismi associativi inconsci, impulsi analoghi a quelli dell'"atto mancato".

Alberto Savinio ha spesso prestato attenzione ai lapsus che faceva

scrivendo a macchina: ai lapsus che faceva la sua macchina da

scrivere. Qualcuno ha detto che non siamo noi a giocare con le

parole: sono le parole che giocano con noi, prendendosi gioco di

noi.
124 \lava-leva - Alle falde di un vulcano c'è una casetta in cui vive

un'arzilla vecchietta, Ava, col consorte paralitico e con la nipotina

Iva (Ava e Iva non sono nomi frequenti, ma li hanno portati due donne famose, la Gardner e la Zanicchi). Dopo un'eruzione, che non ha

danneggiato la casetta, l'arzilla vecchietta scopa via i pezzetti di lava

(o lapilli) giunti fin quasi sulla soglia, fa un po' di toilette al paralitico

e prepara la colazione per la piccina: una frittata (o una omelette?),

un bel grappolo di moscatella.

Questo dice un capolavoro di Achille Campanile:
Ava, l'ava, leva la lava, lava l'avo e alleva l'Iva con l'ova e con l'uva.
Si può cantare, sull'aria livida del Polesine del Duo di Piadena. Il filo

conduttore è, in ordine alfabetico, lAva, lEva, l'Iva, l'ova, l'Uva. La

lettera iniziale (l', l-) e le due lettere finali (-va) restano ferme; come

seconda lettera si susseguono A, E, I, o, u Per fenomeni come questo gli enigmisti italiani parlano di giro completo.

Siamo al gioco di parole più facile della lingua e letteratura italiana.

Nella classificazione dei giochi di parole siamo al punto P.

I giochi registrati nella presente voce, capitoletti da 1 a 6, interessano

i linguisti come esempi di coppia minima.

Alcuni giochi registrati nella presente voce, capitoletti da 2 a 6, sono

matrici di rima.

I giochi considerati nella presente voce ai capitoletti 1, 4, 7, sostituzione di lettera vocàlica con altra lettera vocàlica, sono considerati matrici di bisticci (in uno tra i possibili sensi della parola "bisticcio " ) .

Nell'esempio a cui è intestata la presente voce abbiamo la sostituzione di una lettera vocàlica mediana con altra lettera vocàlica mediana,

ma i casi possibili sono 9. In posizione iniziale (I), mediana (M), finale (F), si può avere sostituzione di lettera vocàlica con altra lettera

vocàlica (v/v), sostituzione di lettera consonàntica con altra lettera

consonàntica (c/v), sostituzione di lettera vocàlica con lettera consonàntica (v/c):
1. I v / v - Arto-Erto

2. I c/c - Sera-Pera

3. I v/c - Aretino/Cretino

4. M v/v - lAva/lEva

5. M c/c - gioCo-gioGo

6. M v/c - gUido-gRido

7. F v/v - pietro-pietrA

8. F c/c - puR-puS

9. F v/c - filA-filM
Li esamineremo uno per uno

in 9 capitoletti, cercando come sempre

fin che possibile, esempi letterari o folkloristici. Ciascuno di voi, con

gli anni, ne troverà altri, tenendo fuori questo cornino da brava lumachina. In mancanza di meglio, gli esempi si possono cercare semplicemente nella lingua italiana o nelle cantine dell'enigmistica.


1. I v/v - Arto-Erto

Ho scelto questo esempio perché mi ricorda un verso di Dante Alighieri:

fuor se' dell'Erte vie, fuor se' de l'Arte
e perché qui si può fare un giro completo: "Arto-Erto-Irto-ortoUrto" .

Un motto di Gabriele D'Annunzio: "Ardisco, non ordisco". E sempre meglio Giuseppe Gioachino Belli: "Sant'Ivo o Sant'ovo".

Con diversa posizione dell'accento: "Adito-Udito, àdito-udìto".

In latino "Affert et Effert, Urbi et orbi".

Sono allòtropi "indice-éndice". Alcuni vocabolari dicono che "éndice" è voce toscana, e dan per sinonimi "guardanidio, nidiandolo"

questi sì probabilmente toscani. Tengo a dichiarare che "èndes" è

(era) anche nel mio dialetto, e si dice (si diceva) "el sposa [S sorde]

me 'n èndes [S sonora]" per indicare una puzza che uccide (quella

dell'uovo vero lasciato per éndice, e poi raccattato credendolo uovo

di giornata: e aperto in cucina o in tavola). .


2. I c/c - Sera-Pera.

Questo esempio è da una poesia di Gino Patroni. "Pera" non indicava ancora quel che intendono i drogati: era la frutta, con la quale si concludeva precipitosamente un pasto vergognoso: Mensa popolare:


Una

zuppa


di

verdura


ed

è

subito



pera.
Si intendeva che questa manciata di parole, risultanti un brutto settenario, fossero parodia di quell'altro settenario, non meno brutto, "ed è subito sera", che figurava come titolo di una raccolta di poesie

(1942) di Salvatore Quasimodo, nome oggi per fortuna dimenticato.


nota: Gino Patroni, nato a

Montemarcello nel 1920, morto alla Spezia nel 1992, pubblicò il volumetto di epigrammi intitolato Ed

è subito pera nel 1959, presso l'editore Carpena di Sarzana, prefazione di Giancarlo Fusco. La mensa comunale a cui Patroni si riferiva era alla Spezia in via Mentana.

Queste ed altre notizie in un articolo di oreste Del Buono, La Stampa

04.12.93.

L'Iliade si fonda sulla sostituzione di Briseide con Criseide, cioè su

una sostituzione di suono consonàntico iniziale.

Nei Promessi sposi di Alessandro Manzoni, Attilio diffama presso il

Conte Zio il padre Cristoforo dicendo che ha per Lucia "una carità,

una carità... non dico pelosa, ma una carità molto gelosa, sospettosa,

permalosa". I quattro aggettivi fanno rima, ma nei primi due c'è

un gioco di sostituzione del suono consonàntico iniziale.

Modi di dire e proverbi:
scherza coi Fanti ma lascia stare i Santi

non cade Foglia che dio non Voglia

o mangiar questa Minestra / o saltar dalla Finestra

raccontare la Rava e la Fava

prender Roma per Toma.
Si possono avere sostituzioni multiple. In italiano "Bare-Care-Dare-Fare-Gare ecc." rasenta il giro completo. In un testo rùnico medievale

"Mistill-Tistill-Pistill-Kistill-Ristill-Gistill-Bistill". Chi lo cita non dà

traduzione ma dice che la scritta aveva scopo magico.

(Fra tutti gli alfabeti misteriosi quello rùnico è il più sinistro; sono

rùniche le due "esse" delle ss, quelle che sembrano un 44: vedi illustrazione n. 16) .

Esempi di diversa posizione dell'accento: sdrucciola-piana "Còmpiere-Pompière; piana-tronca "Pàlo-Falò"; sdrucciola-tronca "Mèrita-Verità".


Motti latini: "visu et nisu; ut seres, meres; fide et vide; non sono sed

dono; non nego, nec tego, quod ego, qui rego, cum lego, dego; vir

bonus in folio, in solio bonus vir". Il romanzo di Alessandro Baricco, castelli di rabhia con la R, si vede a volte citato come castelli di

sabbia con la S.


3. I c/v - Aretino-Cretino

Sembra insensato: invece c'era una battuta famosa, dei fratelli De

Rege, ripresa con successo da Walter Chiari e Carlo Campanini: "vieni avanti, cretino!" A un certo momento nella Storia d'Italia tale fu

l'irritazione verso l'uomo politico democristiano Amintore Fanfani

notoriamente nato ad Arezzo, che si diceva "vieni avanti, aretino", e

tutti capivano e si mettevano a ridere. Intanto Fanfani procedeva per

la sua strada.

Con diversa posizione dell'accento: "Uòmo-Comò". Stesso numero

di sillabe in "Fattura-Iattura, Tugurio-Augurio" ecc.. una sillaba in

più in "Cereo-Aereo, Grano-Urano o orano, Grato-Irato, PortaAorta" ecc.


4. M v/v. - lAva-lEva.

Siamo partiti dal giro completo di Achille Campanile che dà

il titolo alla presente voce: 5 elementi, lAva, lEva, l'Iva, l'ova

l'Uva.


Con 3 elementi possiamo aggiungere, ancora di Campanile, la signora che "seduce sEdici sUdici sAdici"; di Antonio abati
or tien pAla, augel pEla e in pIla il caccia,

or di pesci una frotta in frEtta ha frItta;

e di Marcello Marchesi
Pescare l'ostrica - sperando nella pErla,

aprire l'ostrica - restando come un pIrla

chiudere l'ostrica - e in seno al mar riporla,

questa è la vita - del pescator.


(Qui le parole, essendo in fin di verso, fanno un gioco supplementare

che consideriamo alla voce assonanza e consonanza.)

Con due elementi Nerio Moscoli dice:
colui ch'è del suo avEr tenace,

lo quale avAr s'appella,


quasi suggerendo che "avar" abbia a che fare con "aver" per ragioni

di etimologia (e Dante Alighieri soggiunge: "come l'avaro seguitando avere").

Sempre con due elementi:
fAllo fEllo (Bonagiunta orbicciani)

vEne vAne (Dante Alighieri)

rIcca rocca (Cino da Pistoia)

sogno - sEgno (Matteo Maria Boiardo)

lIbro - lAbro (Giambattista Marino)

sfErza - sforza (Luigi Groto).


In attesa di un dizionario dedicato a questi giochi, e prima di venire

ai giorni nostri, ricordiamo Girolamo Musici:


Di mIrto mErto mi sia cInto il cAnto

del cApo cUpo ove si chiAma chioma,

se al spIrto spArto lodo in rAma roma

che sciElta e sciolta in fede ha il vInto vAnto...


Ai giorni nostri Eugenio Montale per sprezzatura è arrivato a livelli

da titoli di giornale:


e solo la spuma entrava a sprUzzi e sprAzzi,.
può dArsi o dIrsi;

un lUccio oppure un lAccio?


Natalia Ginzburg ha voluto registrare l'infantile-goliardico-senile "il

baco del cAlo del mAlo", da sillabare come una nenia sostituendo

alle tre A prima tre E, poi tre I, poi tre o, fino a scoscendere nelle

tre U.


Carlo Emilio Gadda non si è negato un "cocchio-cAcchio".

Giorgio Calcagno ha scritto un garbato epigramma sulla Moralità

dell'autopista: "Vietato il cozzo / e il cambio di vocale"; senza garbo

si racconta la storia della signora che sale in corsa sul tram urtando

un signore, onde il breve dialogo "Che cozzo!", "Che foga!" (due

parole con suono vocàlico uguale, o, che può essere sostituito da

due suoni vocàlici diversi da o e diversi tra loro).

Uno slogan anticlericale: "cloro al clEro". Modi di dire e proverbi:


di rIf o di rAf,

spEnde e spAnde,

sotto le frEsche frAsche

dalle stAlle alle stElle,

sposa spEsa,

chi non rIsica non rosica.


Con diversa posizione dell'accento, per un esempio, "abAti-abIti

(abàti-àbiti)". In Toti Scialoja "condor-cAndor (còndor-candór)". .

Questo brulicante verminaio nasce da un opulento letamaio latino:

"lex lux; nomina numina; ludere non laedere; homo humus, fama fumus, finis cinis; aut spinte aut sponte; dum spiro, spero; praesim ut prosim; nec timide nec tumide; fugat non fugit; sole et sale; ardua petit ardea. nox, nux, nex".

Quando l'abitudine a scrivere in latino stava tramontando, Ludovico

Ariosto fece in tempo a scrivere a Veronica Gambara:

Es Veronica ne, an potius vere unica?

"sei tu Veronica o non sei piuttosto, dawero, unica?" (alla lettura

triste a dirsi, "veronica" diventa "verUnica").

Se dal latino passiamo al greco, ci inchiodiamo al "soma-sema" di cui

parla Platone nel Cratilo: corpo uguale tomba, e torniamo subito a

casa.


Fin qui abbiamo la sostituzione di una lettera vocàlica con altra lettera vocàlica. A parte vanno considerati i casi di amaro-amore e di palla-pelle-pollo.
5. M c/c - gioCo-gioGo

L'esempio viene da due versi di Attilio Bertolucci:'2


su chi intorno lavora e sente il giogo

di due occhi ridenti nel gioco del lavoro.

Eugenio Montale diceva:

la luce si fa aVara: aMara l'anima

e per sprezzatura aggiungeva:
Se l'universo nacque

da una zuffa di gas

zuFFa non zuPPa allora

com'è possibile, come...


"Amara-avara" si trova anche, in rima, in Dante Alighieri; il quale

poi fa rimare "disLaga-disMaga" e fuor di rima accosta "liBito-liCito, veRo-veLo".

Annibal Caro ha avuto il coraggio di scrivere:
aRsi, aLsi, osai, temei; duolo e diletto

presi di voi


(notare l' allitterazione A-A, D-D, doppia coppia).

Un proverbio:

caRta caNta e villan dorme
(notare l' allitterazione CArta CAnta).

Nel Novellino abbiamo un "caPo caNo" che Gianfranco Contini definiva "allitterazione, anzi bisticcio".

Quando Leone Sempronio scrive:

e son gli agi del mondo aghi, non agi,


fa, all'occhio, l'aggiunta di un'H: per l'orecchio sostituisce una G

dura a una G dolce.

Motti latini: "ostendo, non ostento; calendae cavendae".

Nota bene: oltre alla sostituzione di una lettera consonàntica doppia,

come in "zuFFa-zuPPa, nella prima noTTe di noZZe" ecc., e oltre alla sostituzione di una lettera consonàntica accostata ad altra lettera

consonàntica così da ottenere una lettera consonàntica doppia ("torMenti-torRenti: toRRenti"), può anche awenire che 2 + 2 lettere consonàntiche uguali siano sostituite simultaneamente, in coppia, da

altre 2 + 2 lettere consonàntiche uguali tra loro: "oTTeTTo-oSSeSSo". Altro caso ancora, "FanFara-ZanZara": e a questo proposito, in una poesia di Vittorio Gassman
diceva il maestro orazio Costa

che c'è fra porpora, mormora,

tortora e forfora una proposta

più pregnante di una consonante che si sposta.


6. M v/c - gUido-gRido

Questo esempio si trova in Dante Alighieri, in rima. Non è facile trovarne altri.l ("coIto-coRto").

Interessanti "viola-viLla, aUtore-aTtore" perché mettono capo a un

raddoppiamento della lettera consonàntica.

Con diversa posizione dell'accento, "pSìche-poiché, diocesàne-diScèsane"

Motti latini: "per aNgusta ad aUgusta; nisi caSte tamen caUte" (o

"saltem caute").

Una sottofamiglia di "lAva-lEva, gioCo-gioGo, gUido-gRido" è quella in cui al centro della parola si cambiano più lettere, diciamo una

sillaba. Tra "le-" e "-re" si può inserire "-ga" ottenendo "leGAre",

oppure "-de-" ottenendo "leDEre", e via con altre sillabe centrali

come "-ni-, -po-, -mu-" ... Gioco inverso si può fare tenendo ferma

una sillaba centrale, per esempio "-ri-", e vedendola inserita fra "fe-"

e "-to", così da aver "feRIto". Ma, ferma restando la sillaba centrale

possono cambiare quella iniziale e quella finale, dando "marilù, lirici,

burina" ..
7. F v/v - pietro-pietrA

"Tu sei Pietro e su questa pietra..." regge più o meno in certe lingue

e non in altre. Guittone ha giocato un sonetto su "portA-porto".

Teofilo Folengo ha giocato su "famA-famE", che regge anche in latino, "famAm-famEm", e si presta bene a ricamare sulla povertà dei letterati desiderosi di gloria; né poteva mancare il proverbio "famE

affoga famA"; ma una malattia delle cariossidi del frumento si può

chiamar tanto "fama" che "fame" (il corrispettivo di "fama" manca

nei dialetti); e quando un Brancati parla delle "vostre male fame" fa

un raro plurale di "fama", identico al singolare "fame", che ci porta

nei territori del sei-sei.

Con diversa posizione dell'accento, "salA-salI" ("sala-salì").

Tutti gli esempi citati funzionano sia all' occhio, sia all'orecchio.

Ma si può trovare qualche eccezione. Leggiamo questi versi di Ugo

Berti:
Coi bulli belli a Bali

tu balli, meine Liebe,

e libi con mia bile

le bibite di lì.


Il tedesco "meine Liebe", amor mio, si legge "maine libe", e questo

"libe" fa sostituzione di vocale finale con "libi".


8. F c/c - puR-puS

Tutti i manuali di enigmistica hanno sempre sostenuto che questo

caso (sostituzione di lettera consonàntica finale con altra lettera consonàntica) non esiste. Essendomi io proposto di crearlo in laboratorio, mi nacque una creatura frankensteiniana, l'endecasillabo tronco
Caterina beveva pur il pus
(storico: nello Spedale di Santa Maria della Scala a Siena verso il

1363 o poco dopo). Alcuni lettori mi aiutarono nella ricerca. Valerio

Maiandi e Siro Stramaccia mi portarono una lince giallo-fulva indiana e africana, che tutti i vocabolari registrano sotto il nome di caracal, e, se attecchisse in Venezuela, potrebbe darci il caracaL di caracaS.
9. F v/c - filM-filA

Altri esempi: "noN-noI, telA-telL" (nei topònimi arabi e nella Svizzera). Famiglia, sembra, sempre più povera, non fosse per le rimesse degli emigranti: "collanT-collanA, golF-golA, rinG-RinA, trenD-treno" ecc. Con diversa posizione dell'accento, "ìdeM-idèA".

Una sottofamiglia di "pietro-pietrA, puR-puS, filM-filA" è quella in

cui alla fine della parola non si cambia una lettera bensì una sillaba:

"caroTA-caroGNA". Fin qui, tutto liscio. Le cose si complicano coi

cambi di sillaba finale incrociati: "salONE-salARE, baroNE-barARE".'8 Ci son poi cambi multipli incrociati con due teste e tre code

("vagARE-vagITo-vagoNE") fino a sette teste e due code (le teste

possono essere "bac, bar, cov, fil, lim, tos, vag", e le code "are,

one").
Dopo aver esaminato passo passo tanti casi, volgiamoci ad ammirare

la vastità e la ricchezza di questi territori. Anche Aristotele ne fu stupito:


la sostituzione di una lettera in una parola può toglierle il suo significato originale e conferirle quello della parola che ne risulta.
Restano fuori da questi territori le flessioni ("buono-buonA,

amavo-amavA"), le varianti di forma ("magazzIno-magazzEno"),

le metafonesi ("nIre-nEre"): fenomeni linguistici per i quali una

parola resta fondamentalmente la stessa, con lo stesso significato fondamentale, mentre in "lava-leva" abbiamo parole diverse con significati diversi.

Questi giochi spesso funzionano solo per l'occhio. A parte i tanti

casi di diversa posizione dell'accento, in "scopo-scopA" per esempio è awertibile la differenza fra la o stretta di "scopa" e la o larga di "scopo". Inversamente potrebbe sembrare che non rientri nei territori di questi giochi "traduttore-traditore". Invece, se parlate con accento veneto, e fate sentire poco o niente la doppia T di "traduTTore", avete un "tradUtore-tradItore" che funziona perfettamente


Download 1.48 Mb.

Share with your friends:
1   ...   12   13   14   15   16   17   18   19   ...   31




The database is protected by copyright ©ininet.org 2024
send message

    Main page