Giampaolo Dossena dizionario dei giochi con le parole



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si prestavano a giochi coi calcolatori tascabili (quando sia quei numeri, sia i calcolatori tascabili, erano novità). Nel 1976 si raccontava la storia di 142 soldati israeliani che hanno attaccato un presidio di 154

arabi i quali difendono 69 6arili di petrolio. Lo scontro a fuoco dura

5 giorni. Parlando, si battono sul calcolatore, di seguito, i numeri

142,154,69, e si moltiplica per 5. Si chiede poi: chi ha vinto? e si dà

la risposta capovolgendo il calcolatore, sul quale "71077345" si legge

"SHELLoIL". Vedi illustrazione n. 15.


Altre confusioni awengono nei territori di confine fra alfabeti diversi. Le ss, a partire dal settembre 1943, scrivevano sui muri, col catrame, "ss" con quel loro logotìpo di gusto rùnico; e la gente diceva

(in dialetto): "hanno scritto quarantaquattro". Chissà se qualcuno ha

ancora paura a guardare la illustrazione n. 16. In ogni caso le rune

sono tra gli alfabeti più affascinanti.

Si usano lettere dell'alfabeto in sostituzione di altri segni: per esempio la X minuscola a indicare "per". E storica una confusione fra "Bixio" e "Biperio".

La X maiuscola indica sia "iks", sia "decimo". è storica la vicenda di

quel direttore generale delle vendite di una grande casa editrice milanese che parlava della Autobiografia di Malcolm Decimo. Inversamente nel Belli "Carlo x" va letto "Carlo ìcchese". Io ho fatto in tempo a sentir dire "ai temp de Carlo u", a Cremona, negli anni '30: dizione testimoniata altrove, a stampa, per riferimento "ai tempi di Carlo v".

Su giochi alfanumèrici è basato il cronogramma.


nota:

l numero 8 ha una simmetria verticale

perfetta, e ha anche una simmetria

orizzontale, che diventa perfetta se si

ha l'accortezza di disegnare il cerchio superiore identico a quello inferiore. In tutte maiuscole, il nome italiano del numero 8 ha una simmetria

orizzontale perfetta. Dire questo val

qualcosa di più che non dire "la parola otto si legge anche da destra

verso sinistra come anilina". Essendo l'8 un numero, si osserverà che i

numeri (di due cifre e più) come anilina sono rari (xx anilina pari, o anilina femminile; xyx anilina dispari, o

anilina maschile: "numero deus impari gaudet", Virgilio.

Tutti i numeri di due o più cifre, se

non son come anilina, son come enoteca-acetone. Per tornare all'8, se la

sua immagine gira di 90 gradi diventa il segno dell'infinito, ossia il doppio nimbo dello Spirito Santo, che

poi è il cappello del Bagatto (Bateleur) nei tarocchi.


nota:

1. Graficamente l'1 è il numero chenon ha voluto tagliare il cordone

ombelicale con il segno romano I,

con la tacca incisa sul bastoncino,

col segmento tracciato sulla sabbia,

col dito levato (indigitazione: e l'udito? lu dito...). Barzellette sul III che

si ribalta in 111. Certe oscillazioni

grafiche rivelano l'ambizione dell'1

di apparentarsi a un numero sacro,

magicissimo (si mette il taglietto al 7

per non confonderlo coll'1, ma non

si confonde l'1 col 7 se non si fa il

beccuccio all'1). Quanto alla via che

mena a Babele passando per il carattere "bastone", quanti capoversi si

son visti che avrebbero voluto cominciare con l'articolo "Il", "il", e

invece cominciano con "II", secondo. Legioni di autori umbratili, nel

silenzioso timore che i loro testi vengano, ad arbitrio dell'editore o

dell'art director, composti in Helvetica, non hanno mai più cominciato

un periodo con l'articolo "Il" (come,

per evitare di dar inizio a una frase

col gerundio, molti istintivamente

si vietano di cominciarla con "Quando": AR1: 8-10). Linguisticamente l'1

sta peggio che mai; due episodi. Leopardi dice "se delle eterne idee l'una

sei tu" e tutti capiscono "Luna, sei

tu" . L'1, unico fra tutti i numeri,

sopporta il superlativo: "l'unissimo"

fu anagramma di "Mussolini", premiato a un concorso nazionale.

18 \allitterazione - Stiamo per parlare di un gioco sui cui confini non

tutti sono d'accordo. Il modo migliore per entrare nell'argomento è

leggere la voce bastimento doppio, in fine, dove c'è quell'elenco

che comincia "piantar Baracca e Burattini".

Bene, non tutti i vocabolari sono d'accordo nel definire la "allitterazione". E una parola recente (inventata da Giovanni Pontano a fine

Quattrocento, o, pochi secoli prima, dalla retorica medievale). Diceva Giosuè Carducci:
L'allitterazione, uso così nuovo agli orecchianti italiani che la scambiano per ciò che nelle reverende scuole chiamavasi, con vocabolo non

aborrito abbastanza mai dalle purgatissime orecchie, cacofonia...


Ancor oggi sembra che per alcuni "allitterazione" non indichi nemmeno questo o quel fenomeno preciso: alcuni vocabolari danno "allitterazione" per sinonimo di bisticcio, assonanza e consonanza.

Dalle definizioni e dagli esempi che forniscono i vocabolari sembra

però di capire più o meno che con "allitterazione" tutti vogliano indicare, o vogliano indicare anche, in primo luogo, la rassomiglianza

iniziale di due parole: parole con suono o lettera iniziale uguale, o

con alcuni suoni o alcune lettere iniziali uguali. (Come sempre, teniamo a distinguere suoni e lettere: "Cibi Cotti, Guanti Gialli" sono allitterazioni che funzionano all' occhio, non all'orecchio.) Lo schema delle allitterazioni di questo tipo A.../A... ("c'è Modo e Maniera") o AB.../AB... ("SAno e SAlvo"). Questa allitterazione, "allitterazione iniziale", è alla base dello spelling e di quella sterminata famiglia di giochi che raggruppiamo e sparpagliamo alle voci abbecedario, acròstico, fiori-frutti-mari-monti, iniziale, poker delle parole, tautogramma, vespa.

Alcuni, con "allitterazione", indicano anche, in secondo luogo, una

rassomiglianza mediana o incrociata di due parole: parole con alcuni

suoni o alcune lettere uguali in posizione mediana o incrociata. Gli

schemi principali delle allitterazioni di questo tipo sono, come vedremo meglio più avanti, ...AB.../...AB... ("brILLano le pupILLe"),

AB.../...AB ("VIolini/diluVIo"), ...AB/AB... ("veSPA/SPAvento"),

AB.../...AB... ("FoRBIce/euFoRBIa") ecc.
Alcuni con "allitterazione" indicano anche, in terzo luogo, una rassomiglianza finale di due parole: parola con suono o lettera finale uguale, o alcuni suoni o lettere finali uguali: Schema ...A/...A

("ciò/però") o ...AB/...AB ("vITA/smarrITA"). Ma questo fenomeno

viene generalmente definito rima (anche se si pongono varie condizioni per distinguere la "rima perfetta" da altri tipi di "rima"; parlare di omoteleuto serve poco). Mentre si può discutere sulle varietà e sui limiti delle allitterazioni, tutto ciò che riguarda la rima è stato da secoli accuratamente studiato. la rima in certi casi è un obbligo, la allitterazione non è mai stata prescritta né come necessaria

né come opportuna, in italiano.

Sembra che le allitterazioni, o almeno certe allitterazioni, siano "innegabili"; eppure alcuni non le percepiscono, o si rifiutano di sentirle, di vederle. è curioso il caso di Plutarco, che scrivendo in greco cita, traducendola, la frase di Giulio Cesare, "venni, vidi, vinsi", che

noi sappiamo esser stata "veni, vidi, vici" e spiega:


Queste tre parole, terminando tutte, nella lingua latina, con lo stesso

suono, contengono nella loro brevità una forza espressiva, quale non si

può credere.
è questione di orecchio, sentire la finale "-i" piuttosto che l'iniziale

"v". Chissà che orecchio aveva Plutarco, chissà che orecchio avevano i greci. Ma non è solo questione di orecchio.

Alcuni si rifiutano di riconoscere le allitterazioni per ragioni

profonde. Riporto un brano di una intervista fatta a Giorgio Manganelli. Il redattore chiedeva (la sottolineatura è mia): "Ricordo un suo testo arrivato in redazione al Corriere. Leggendolo, ci accorgemmo di una ripetizione e la eliminammo con un sinonimo. Il giorno dopo, lei telefonò per spiegare che prediligeva le ripetizioni,

le allitterazioni, le cacofonie. Vuole tornare sull'argomento?" Risposta di Manganelli:

La didattica tradizionale ci ha orientato verso un uso casto e contegnoso delle parole: niente allitterazioni, niente ripetizioni, niente rime interne. Si è cercato, insomma, di persuaderci che le parole hanno un significato e non un suono, o, se hanno un suono, è un suono immorale.

Personalmente credo che le parole siano certamente un suono, ma non

sono sicuro che abbiano un significato.


Si sarà notata l'allitterazione "Casto e Contegnoso". Ma voglio riportare anche una frase di Paolo Valesio:
Le reazioni di fastidio che spesso si provano di fronte ai giuochi di parole rivelano un profondo timore: infatti, non è la banalità di queste strutture ciò che colpisce di più, ma il fatto che esse appaiono come

un'aggressione alla razionalità e all'efficienza della lingua, sembrano far degradare un codice di segni essenziali per la sopravvivenza della società al rango di un insieme di giocattoli, come cubetti di plastica da

smontare e rimontare.
Per altri orecchi e per altre tradizioni letterarie il rapporto rima-allitterazione si capovolge. Di fatto, innegabilmente e consapevolmente, istituzionalmente, l'allitterazione è elemento fondamentale nel verso

nell'antica poesia germanica: Stabreim; ed è frequente presso gli antichi autori latini: famoso, di Ennio,


o Tite, tute, Tati, tibi tanta, turanne, tulisti.
Nella classificazione dei giochi di parole decidiamo di collocare la

allitterazione nelle rassomiglianze segmentali al punto H, tenendola

separata dalla rima alla quale assegnamo il punto G.

Ora ricominciamo il discorso daccapo, guardando le cose più dawicino.


Le allitterazioni iniziali sono le più frequenti, le più evidenti all'occhio, le più percepibili all'orecchio, anche quando le parole in gioco hanno solo un suono o solo una lettera iniziale uguale. Sono le più

facili. Diceva Emanuele Tesauro:


da' vocabulari, e calepini, letti con qualche attentione harai tante voci

equivoche l'una sotto l'altra: e tante allitterationi, che fartene potrai un volume.


Le allitterazioni iniziali sono tanto più evidenti e percepibili qualora

siano corpose (costituite da più suoni o lettere iniziali uguali) o multiple (coinvolgendo più di due parole: tautogramma).

Mentre qualcuno può rifiutarsi di riconoscere una allitterazione in

certi esempi citati alla fine della voce bastimento doppio, è probabile che si accetti di riconoscere allitterazioni negli esempi che verremo citando, relativi a allitterazioni corpose e multiple.

Che ci siano cognomi come Bianchi Bandinelli o Piattelli Palmarini vi riuscirà, giustamente, indifferente; meno indifferenti dovrebbero lasciarvi Marylin Monroe, Brigitte Bardot e Bernard Berenson (e la Rolls Royce?). Io non riesco a restare indifferente di fronte a topònimi come Castello Colle Casotto, Casale Corte Cerro,

Capo Coda Cavallo, e sono tuttora medusato dalle 5 C di "Corte

de' Cortesi Con Cignone (Cremona)". Qui sognavo di trasferire,

da bambino, l'istituto Treves Treccani Tumminelli e la Cucirini

Cantoni Coats.
Casuali o no, le allitterazioni (soprattutto quelle corpose e multiple)

danno forza a certi modi di dire:


salvare CApra e CAvoli

CArne da CAnnone

Carneade! Chi era Costui?

CAvalcare la CApra verso il Chino

Cogliere in Contropiede

Combinarne di Cotte e di Crude

fortunato Come un Cane in Chiesa

servire di Coppa e Coltello

entrarci Come il CUlo Con le QUarant'ore (Ko-KU-Ko-KU)

Dare Dei punti al Diavolo

FAre come FAnno a FAenza

FAre d'ogni erba un FAscio

Far Fuoco e Fiamme

GRande e GRosso

far da MArta e da MAddalena

e PAntalone PAga

PAri e PAtta, PArtita PAtta

la SApienza di SAlomone

Scaldar la SErpe in SEno

chiudere la Stalla dopo che Son Scappati i buoi

Stare Sulle Spine

Stava Sulle Sue

STomaco di STruzzo

Tagliare la Testa al Toro

Trattar un di Tutti i Titoli

a certi ritornelli folkloristici:

o come Balli Bene Bella Bimba

a certi proverbi:

CArta CAnta e villan dorme

CAmpa CAvallo Che l'erba Cresce

la lingua batte Dove il Dente Duole

Niente di Nuovo Sotto il Sole

non c'è Sabato Senza Sole
a certi motti o slogan politici e pubblicitari, a certi titoli di giornali, a

certe frasi letterarie. Giorgio Pasquali, nella voce Allitterazione

dell'enciclopedia Treccani, in anni di indubbia reverenza patriottica,

metteva qui anche "TRento e TRieste"; andando sul liscio possiamo

elencare, alla rinfusa,
Allibisco All'Alba (Giuseppe Ungaretti),

Come natura Crea, Cirio Conserva

l'infelice CULTor, fatto CULTura (Ciro di Persia),

Famm, Frecc', Fumm e Fastidi,

Feste, Farina e Forca,

non ho mai visto un GABBIAno in GABBIA (Gino Patroni),

sei GALli che cantano in GALilea

Perlana PAssa PArola,

Pillole Pink Per Persone Pallide

PULLulano i PULLman,

mi SLoGo le meningi per inventare SLoGan (Marcello Marchesi)

innalza d'oro SQUAllide SQUAmose / le creste (Torquato Tasso)

nel SoMA della SoMAresca tribù (Carlo Emilio Gadda),

fiesta Ti Tenta Tre volte Tanto.


Questi esempi sono pochi ma potrete aggiungerne migliaia di altri,

stando attenti a quel che sentite e a quel che leggete, anche in altre

parti di questo libro (per esempio le allitterazioni bergamasche in H

che fece Italo Calvino: cacciucco); spero che questa piccola scelta

sia abbastanza variata, e vorrei finire con "Rovine, Reliquie, Rarità

Robaccia", sottotitolo del libro di Francesco orlando, Gli oggetti desueti nelle immagini della letteratura (Einaudi, Torino 1993). Ma non


E Non è mai finita.

Il Lepòreo, padre del leporeambo, faceva endecasillabi come

abbrugio, amante ardentemente acceso
e li chiamava similitudinari.

I romani scolpivano da tutte le parti "Dat Donat Dedicat, quod Felix Faustum Fortunantumque sit"; per la Papessa Giovanna arriveranno a quota 6: "Papa Pater Patrum Peperit Papissa Papellum".

Emilio Cecchi elogiava Carabinieri, Campari, Cotoletta (alla milanese). Non vi risparmio le bestemmie dei Banchetti dei vedovi neri di Asimov: "per il Bronzeo Bacino di Belzebù, per le Munifiche

Mammelle di Mammone, per la Tintinnante Tromba di Tutankhamon" ."

Certi proverbi o modi di dire sottolineano la allitterazione: si ha "allitterazione ostentata" in
tre C son le nemiche del vecchio: CAtarro, CAduta e CAcarella,.

tre D rovinan l'uomo: Diavolo, Denaro e Donna;

quattro F vuole il pesce: Fresco, Fritto, Fermo, Freddo;

per far fruttare un campo ci voglion quattro M: Mano, Manzi, Merda e

Moneta (lavoro dell'uomo e degli animali, concime e investimenti);

il ben vestire son tre N: Nero, Nuovo, Netto;

a Roma ci vogliono tre P: PAne, PAnni e PAzienza,.

L'innamorato vuole quattro S: dev'esser Solo, Savio, Sollecito, Segreto;

Cremona è la città delle tre T: turùn, turàss, tetàss (torrone, torrazzo,

tettazze: spregiativo antifrastico).

tre S di cui non si parla a tavola: Salute, Soldi e Servitù.
Le allitterazioni iniziali sono essenziali per tanti giochi ricordati

all'inizio della presente voce. In certi giochi, come il bastimento

doppio, e fiori-frutti-mari-monti, a volte si fanno allitterazioni (entrando in gioco due o più parole, due o più coppie di parole), a volte ci si limita a giocare sulla iniziale di una parola sola o sulle iniziali

di una sola coppia di parole; certamente si gioca sull'iniziale di una

parola sola in arrivato un bastimento carico di.

Le allitterazioni più corpose (come alcune tra quelle già citate) rendono evidente, tra due parole, un eventuale rapporto di omogeneità vera o falsa, seria o scherzosa. Ne parliamo alla voce etimologia.

Quest'ultima considerazione vale sia per le allitterazioni iniziali, sia

per quelle mediane e incrociate.

Venendo appunto alle allitterazioni mediane e incrociate diciamo,

semplificando, che le allitterazioni mediane corrispondono allo schema ...AB.../...AB... Un esempio famoso, da Giuseppe Parini: "brILLano le pupILLe".

Le allitterazioni incrociate corrispondono a vari schemi. Citiamo

quelli che ci sembrano i principali, prendendo esempi da Toti Scialoia:


1. AB.../...AB VIolini/diluVIo, ESTAsi/ridESTA;

2....AB/AB... veSPA/SPAvento, coRVI/oRVIeto, laCRIME/CRIMEa, cANGURI/ANGURIe;


3. AB.../...AB... o AB/...AB... FoRBIce/euFoRBIa, RANCIdo/

aRANCIone, ASTI/mASTIno, RAUCA/aRAUCAria, LESTa/ceLESTe, VIENna/sVIENe.

Se ci guardiamo intorno troviamo altri esempi per questi casi, e altri

casi. Il caso 2, ...AB/AB..., è stato notato in latino per un "doriCA

CAstra" che si trova in Virgilio, Properzio, ovidio.'3 Alla voce

tmesi, dove parliamo delle rime ipèrmetre di Montale, troviamo un

bell'esempio del caso 1, AB.../...AB: "ALBEri - fALBE" e molti

esempi di un caso 4, ...AB.../...AB, con quel "mirAColo-ubriACo"

che mi sembra bellissimo.

Ma queste schematizzazioni possono essere ingannevoli se con lettere e parole giochiamo come fossero mattoncini di plastica.' Il

bello delle allitterazioni sta nel fatto che possono screziare una

stessa frase o uno stesso verso in modi molteplici. Nel poker

delle parole vediamo un endecasillabo di Gabriele D'Annunzio

che, al primo colpo d'occhio, ha 5 allitterazioni iniziali: "La Lunga

Lama al Lembo del Lenzuolo", ma la sua musica dipende dal fatto

che le L in totale non sono 5 bensì 8, tenendo conto, in sordina, di

"la lunga lama aL lembo deL lenzuoLo". Anche in questi due settenari di Toti Scialoja le L iniziali sono 5 ma le L in totale sono più di 5; contatele:
mille lombrichi in lacrime

lungo l'ombre del Lambro.


Ancor più complessa è l'orchestrazione di questi due ottonari di Toti

Scialoja:


Con il verme di Viterbo

venerdì venni a diverbio.


Indichiamo alcuni possibili letture:

1. con il Verme di Viterbo Venerdì Venni a diverbio,

2. con il VErme di viterbo VEnerdì VEnni a diVErbio,

3. con il VERme di viterbo venerdì venni a diVErbio,

4. con il verme di vitERBo venerdì venni a divERBio,.

5. con il vERme di vitErbo venERdì venni a divErbio,

6. con il verme di viterbo VENerdì VENni a diverbio...

Quasi tutte le allitterazioni sin qui considerate funzionano sia all'occhio sia all'orecchio, ma abbiamo già tirato un campanellino d'allarme per "Cibi Cotti" e "Guanti Gialli". suoneremo la sirena d'allarme nella voce poker delle parole.


Alcuni parlano di allitterazioni di fronte a parole singole come "zinzino. Qui i gruppi di lettere uguali sono contigui. Possono essere distanziati in parole come "zonzo, stilisti, nicotinico, aggiottaggio" (i

gruppi di lettere uguali salgono da 2 a 3, 4, 5). Con parole come

"Sciascia, bebè" torniamo a gruppi di lettere uguali contigui, che

però occupano l'intero corpo della parola.'

La Settimana enigmistica ha giochi basati sui "trìoli" e sui "quadrìoli": gruppi di tre o quattro lettere che scorrono dall'inizio alla fine in un gruppo di parole con lo stesso numero di lettere. Per un esempio di quadrìolo, ACCIaieria, cACCIatore, brACCIante, bonACCIone, beccACCIno, bestiACCIa, calcinACCI. Qui si tocca con mano che una allitterazione può essere iniziale, finale, e variamente mediana.'

Una allitterazione che non è né iniziale, né mediana né finale, bensì,

come dire, totale, si ha quando un gruppo di lettere viene ripetuto

senza intervalli (forse gli specialisti parlerebbero di "logoclonìa"):'


i gh'ha igà i gài (padovano: hanno legato i galli);

li galini li g'ha ligà li gambi cun li curdeli rusi (mantovano: le galline

hanno le gambe legate con le cordicelle rosse).
Questi giochi vengono dalle tradizioni popolari: qualcuno li ha inventati nella Notte dei Tempi. Li possiamo inventare apposta al giorno d'oggi. In "brodo d'odore strano" si ripete tre volte "do"; si ripete quattro volte "lemme" in questi ottonari di Silvio Sinesio:
assaggiò Matusalemme

lemme lemme l'emmental.


Giochi di allitterazioni iniziali si possono fare non con le parole bensì

con le cose, non oralmente o per iscritto bensì per esempio con le pignatte. Un antico romano, Geta, figlio dell'imperatore Settimio Severo, faceva banchetti in cui venivano serviti solo "Anser, Aprunas

Anas" (oca, carne di cinghiale, anatra), oppure "Pollo, Pernice, Pavone", oppure "Fagiano, Farinata, Fichi". Traducendo dal latino, per spiegare la storia si variano i menu; Montaigne la racconta parlando

di "Mouton, Marcassin, Merlus, Marsoin". Chi cerca sul vocabolario

queste parole vien preso da un disgusto più o meno forte; apprendere che il "marsouin" è la "focena" risulta improduttivo. Sarebbe bello studiare un menu ispirato a questo criterio, ma gradevole e ragionevole. Potrebbe poi essere grazioso chiedere agli ospiti se indovinano con quale criterio lo si sia elaborato.

nota:


er chi avesse qualche dubbio

sull'opportunità di nutrire simili

dubbi risulta preziosa la lettura di

Paul Zumthor, La presenza della voce

- Introduzione alla poesia orale, Il

Mulino, Bologna 1985. Leggetevi almeno le pagine 215 e 216. Si tratta

di valorizzare e regolarizzare la pluralità degli echi sonori possibili. Di

norma, a seconda dei popoli, c'è un

procedimento che si afferma nella

coscienza dei poeti e del loro pubblico. Se da tanti secoli nella coscienza

dei nostri poeti e del loro publico si

è affermata la rima, si è valorizzata e

regolarizzata la rima, per forza l'allitterazione è passata in secondo piano:

i poeti la usano poco e noi non la

sentiamo neanche quando c'è

Todorov cita

vari anatemi contro i giochi di parole, li riassume ("il gioco di parole

confina con l'anormale: è la follia

delle parole" e si tranquillizza: "sarebbe difficile combattere

questa tradizione, se non fosse che è

evidentemente limitata all'occidente cristiano degli ultimi cinque secoli".

aggiungo, di Virgilio, "CAsus CAssandra CAnebat". Quasi un giro completo è

in Lucrezio 1.726: "quae cum MAgna Modis MUltis MIranda videtur" .

La litania enumerativa che comincia coi Dodici Apostoli era ancora

diffusa anni fa in vari dialetti; la si fa

risalire a un testo latino che si cantava ancora nella prima metà dell'ottocento al seminario di ouimber. In

un libro della cui attendibilità si discute (La Villemarqé, Chants populaires de la Bretagne 1839) un dialogo tra druido e discepolo di cui dà l'inizio in bretone e la

traduzione.

Ricordo qui John

Heyvood, drammaturgo inglese che

vien subito prima di Shakespeare,

autore della Commedia detta dei

quattro P: nuovo e assai gaio intermezzo di un Pellegrino in Terrasanta,

un Venditore di indulgenze, uno Speziale e un Merciaio ambulante: "Palmer, Pardoner, Pothecary, Pedler".

19 \allòtropo - Parola che, pur risalendo alla stessa origine di un'altra,

presenta forma diversa, e diverso significato. Nella lenta trasformazione del latino in italiano, una parola può essersi tramandata per via culta, dotta, libresca, non allontanandosi troppo dalla forma latina, con sfumature di significato letterarie, concettuali, astratte. La stessa parola può essersi tramandata per via popolare, oralmente, allontanandosi maggiormente dalla forma latina, con sfumature di significato pratiche, concrete, materiali. Un buon esempio è quello


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