Isidoro Bressan ha preso un verso di Andrea Zanzotto, "il cielo è limpido sino ad esser sconosciuto" e lo ha anagrammato in "luna è il sol impietoso desiderio concessoci". Si possono proporre i due versi come un indovinello: quale dei due è quello "giusto?" Da quando abbiamo a disposizione il CD ROM che si intitola La letteratura italiana, autori Pasquale Stoppelli e Eugenio Picchi, editore Zanichelli, si possono fare altre scoperte, senza fatica: si possono scoprire anagrammi già fatti, anagrammi di fatto. Dalle origini ai giorni nostri sono stati scritti tanti versi in italiano che qualcuno sarà risultato per forza anagramma di un altro, a insaputa dell'autore. Per esempio, "Senza remi le navi a noi conduce" è un verso di Torquato Tasso; "Ed ecco vera innanzi e luminosa" è un verso di Vincenzo Monti. L'uno è anagramma dell'altro.
Non è strano che ci sia una certa omogeneità fra il Tasso e il Monti, o fra il Burchiello ("e 'nvetriato par ciascun suo osso") e Luigi Pulci
("se tu trovassi a caso un pecorino": questo verso è anagramma di quello del Burchiello). Ugo Foscolo ha due anagrammi a distanza ravvicinata: "traluceano di Venere" e "le cerve un dì traeano".
249 \vespa - vita esibisce snella... Prendete una parola qualsiasi, per esempio "vespa", e consideratela lettera per lettera: V, E, S eccetera. Forse vi conviene scrivere lettera per lettera in verticale sulla sinistra di un foglio, così:
V
E
S
P
A.
Cercate, per ogni lettera, una parola che cominci con quella lettera, che abbia quella lettera come -* iniziale. Se siete bravi, fate in modo che le varie parole si leghino fra loro. Se siete bravissimi, fate in modo che le varie parole dicano qualcosa che si possa riferire alla parola da cui siete partiti. Siro Stramaccia ha detto: "vespa: vita esibisce snella, pungiglione affonda". Altro esempio, di Giovanni Gandini: "crostaceo: cammina rovescio oppure saltella tentennando antenne, chele ed occhietti".
Il meccanismo di questo gioco è antico, e fin dall'antichità questo gioco ha un nome preciso: -*? acròstico. Si può giocare agli acròstici in qualunque momento, da soli o con qualsiasi compagnia, anche con bambini che hanno appena cominciato a leggere. Una variante dell'acròstico è il -*- mesòstico, con possibilità di gioco scarse. Possibilità nulle ha in italiano il telèstico.
Riservando la voce -> acròstico ai casi più complessi, nella voce presente considereremo solo gli acròstici che vedono in gioco
- parola singola da cui si può partire per cavarne alcune altre parole (considerando la parola di partenza lettera per lettera, e immaginando che ogni lettera sia l'iniziale di altre parole: de verbo ad verbo),
- parola singola a cui si può arrivare, partendo da alcune altre parole, con procedimento inverso (ad verbum de verbis).
Non sempre si ricorre all'acròstico come a un velo enigmatico, per messaggi segreti: a volte la "soluzione" è palese, ostentata dalla dicitura "acròstico" nel titolo o nel sottotitolo o da artifici tipografici. Non sempre è possibile né ragionevole distinguere il de verbo ad verba dal de verbis ad verbum: su questo torneremo più sotto, al capitoletto 2. Ora consideriamo alcuni esempi storici. Vedremo che l'acròstico è
basato su un gioco di parole come l'allitterazione, ma non sempre è un gioco nel senso di "passatempo". Il discorso è lungo: lo divido in 9 capitoletti.
1.1 primi cristiani, perseguitati dai pagani, tracciavano sui muri la figura di un pesce, o scrivevano in greco il nome del pesce (illustrazione n. 73) per intendersi segretamente fra loro, per fissare una riunione, per darsi un appuntamento, per far qualcosa. Infatti, se si scrive, in greco, "Gesù Cristo di-Dio figlio, salvatore" e si incollano insieme le iniziali delle cinque parole ("di-Dio" in greco è una parola sola, col genitivo), ne risulta una parola greca di cinque lettere che vale pesce (è la parola che sta alla radice di parole italiane come ìttico). Facevano questo gioco ma non era uno scherzo.
Era una cosa seria non solo perché rischiavano la pelle: era una cosa seria perché già avanti Cristo il pesce grondava significati, dall'osceno al mistico. Guardate il Dizionario dei simboli (Rizzoli) o la Enciclopedia dei simboli (Garzanti).
Altra storia di scritte sui muri, diciotto secoli dopo. Milano, anni ruggenti del Melodramma e del Risorgimento. I loggionisti della Scala, che son tutti patrioti (ovvero i patrioti, che son tutti loggionisti della Scala) scrivono col carbone sui muri: "Viva Verdi! " e la polizia crede inneggino a Verdi, Giuseppe, musicista, che in questi anni scrive opere di grande successo. Ma quel VERDI, in tutte maiuscole, come si compete alle scritte sui muri, è da intendere VE.R.D.I, cioè Vittorio Emanuele Re D'Italia. I patrioti melomani inneggiano a Vittorio Emanuele II re di Sardegna e si augurano che diventi re d'Italia. (Egli entrerà a Milano nel 1859 e si proclamerà re d'Italia nel 1861.) Ultimo messaggio segreto in ambito clandestino. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, Odessa (nome di città russa che si chiama così anche in tedesco e in inglese) diventa acròstico di Organisation Der Ehemaligen ss-Angehòrigen, organizzazione degli ex membri delle ss, se è vero quello che racconta Frederick Forsyth. Fuor dalla clandestinità, alla luce del sole, alla luce delle macchine da presa e da proiezione, l'Istituto Nazionale Luce, istituito nel 1924 per la propaganda politica attraverso la nascente cinematografia, era acròstico di L'Unione Cinematografica Educativa. E ancor per molti anni noi dicemmo "film Luce" per indicare un qualsiasi "cinegiornale". Per voi oggi Fiat vuol dire automobili; ma quando nel 1899 Giovanni Agnelli fondò la Fabbrica Italiana Automobili Torino nessuno poteva ancora sapere niente della Fiat, a sentir fiat si pensava al Genesi, 1.23, "fiat lux", sia fatta la luce (e la luce fu), anzi fiat era proprio una parola registrata dai vocabolari per indicare volontà suprema,
decisione irrevocabile, sanzione inderogabile, soffio (fiat[o]) creativo, attimo, istante brevissimo di tempo, e in un fiat voleva dire "immediatamente, velocissimamente". Ai suoi inizi, la Fiat non produceva veicoli in serie, bensì poche automobili da corsa. Anche l'Alfa-Romeo è un acròstico, da Anonima Lombarda Fabbrica Automobili (costituita nel 1918 dall'ingegner Nicola Romeo).
2. Sulla base di questi esempi possiamo porci una domanda: si arriva a Verdi partendo da Vittorio Emanuele o viceversa? Forse la domanda è mal posta.
Dato che il pesce grondava significati, non ha importanza se i primi cristiani partivano dalla parola greca che vale "pesce" per trovare le parole "Gesù Cristo di-Dio figlio, salvatore", oppure partivano da queste parole e arrivavano alla parola "pesce": quel che conta è che il binario filava liscio in entrambi i sensi. Il tema e lo svolgimento erano omogenei. Tranne "Odessa", tutti gli esempi visti sin qui sono acròstici "pertinenti". Altri acròstici "pertinenti":
Sfinge, Società Fra Iniziati Nelle Giostre Edipee, fondata nel 1923; Spedit, Società Per l'Esercizio Dell'Industria dei Trasporti; Basic, Beginners Allpurpose Symbolic Instruction Code; Fuori, Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano; Milit (sigarette pessime distribuite ai militari di truppa durante la seconda guerra mondiale), Merda Italiana Lavorata In Tubetti.
La città di Alba si chiamava "Alba" almeno un secolo avanti Cristo. Nei pilastri della facciata del Duomo (seconda metà del secolo xi), i simboli degli evangelisti: Angelo (Matteo), Leone (Marco), Bue (Luca), Aquila (Giovanni). Le quattro lettere, A, L, B, A, stanno nello stemma della città, negli angoli della Croce. La "pertinenza" dell'acròstico è antica e radicata.
3. Fin qui abbiamo visto esempi di parole che preesistono all'acròstico. Ma da Ludus Est Nobis Constanter Industria salta fuori (1921) un Lenci che non s'era mai sentito e da Società Anonima Italiana Wafer e Affini, Saiwa. Forse in questi casi, casi di parole inventate, verba inaudita, si può parlare di "acronimi" (ma questa è una parola in più, non se ne sentiva il bisogno; anche della parola "sigla", e "sigla acròstica", è bene fare uso parco perché poi nasce la discussione sulle abbreviazioni, come "ili.", che vogliono il punto, e le sigle, come "km", che non lo vogliono).
Se qualcuno sapeva già cosa vuol dire Lenci, Saiwa, ditegli di non montarsi la testa, chiedetegli se sa cosa vuol dire Fert. Forse voi non sapete neanche più che Fert è il motto dell'ordine cavalleresco della Santissima Annunziata, istituito da Amedeo VI di Savoia nel 1346. Quando ero bambino io lo si vedeva non solo nel collare dell'ordine ma anche nello stemma di casa Savoia, col nodo di Savoia e altri ammennicoli.
Chi riceveva il collare diventava cugino del re. Qualche dubbio nella mia mente venne istillato dai mormorii che trasentivo, di perplessità, di biasimo, per il fatto che, avendo ricevuto il collare, era diventato cugino del re Adolf Hitler. Nelle mie certezze si aprì qualche crepa ulteriore, quando, cominciando a insegnarmi il latino, per dimostrarne l'utilità mi annunziarono subito che serviva a spiegare Fert. Poteva voler dire Fortitudo Eius Rhodum Tenuit, Foedere Et Religione Tenemur, Fides Est Regni Tutela, o (ridacchiava, il professor Anghinoni) Femina Est Ruina Tua. E in francese Frappez, Entrez, Rompez Tout.
4. Mi sembra sensata la distinzione tra "acròstico" e "reinterpretazione di acròstico".
Secondo alcuni upim era da intendere come acròstico, da sinistra verso destra, di Unico Prezzo Italiano (o Imposto) - Milano (1928); secondo altri s'aveva a leggere da destra a sinistra, come acròstico di Magazzini Italiani Prezzo Unico. Secondo la maggioranza trattavasi di Unione Per Imbrogliare Meglio.
(Ci sono "reinterpretazioni" forzose. Nel 1931, sulla scia dell'Upim, nasce la Standard; italianizzata in "Standa" assume valore di acròstico per Società Tutti Articoli Necessari Dell'Abbigliamento e arredamento. La vecchia Sip, Società Idrica Piemontese, passa a occuparsi di telefoni e diventa l'acròstico più stupido d'Italia: Società Italiana Per [l'esercizio telefonico].)5. Erano gli anni del Partito Nazionale Fascista, costituito con questo nome nel novembre 1921: pnf. Diceva Luigi Lanfranconi (1882-1938): "Per Non Faticare o Per Necessità Familiari abbiamo scelto a simbolo della nostra vita le iniziali dei tre giorni dell'anno in cui non si fa niente: Pasqua, Natale e Ferragosto". Questa circolava in tutt'Italia; a Trieste si diceva Povero Nostro Franz rimpiangendo l'imperatore Francesco Giuseppe.
Sempre a Trieste, quando cominciò a circolare la notizia che esisteva e operava l'ovra, Opera Vigilanza Repressione Antifascista, dissero "Ora Veramente Rimpiangiamo l'Austria". L'ovra, costituita nel 1926, era un servizio segreto, il cui nome non comparve mai nei documenti ufficiali. Nel 1946 sarà data alle stampe una lista di confidenti dell'ovra. Introvabile.
Ben prima che diventasse famosa la Decima Mas del principe Giunio Valerio Borghese, a tutti noi bambini insegnavano che i mas erano Motoscafi Anti-Sommergibili, e da questo acròstico Gabriele D'Annunzio ne aveva tratto un altro: il motto Memento Audère Semper, ricordati di osare sempre.
Ci tenevano nascosto che mas stava per Motobarca Armata Svan, la quale a sua volta stava per Società Veneziana Automobili Nautiche. Nel Cortegiano Baldassar Castiglione registra che npv propriamente valeva "Nicolaus Papa Quintus", ma s'interpretava "Nihil Papa Valet", il papa non vale niente.
M'è rimasto impresso che CAP, codice d'avviamento postale, venga inteso come Centro Addestramento Poveretti.
Nel poker all'italiana (non nel poker che si gioca in altri paesi!) hanno valore crescente i semi: Cuori, Quadri, Fiori, Picche. Si memorizza la successione dicendo "Come Quando Fuori Piove".
Un paio di esempi fuori dai confini.
Dicono gli americani che nsa non sta per National Security Agency (ente nazionale per la sicurezza) bensì Never Say Anything (non dir mai niente). E CIA non è Central Intelligence Agency bensì Cretins In Action.
Quando si usava l'alfabeto Morse, per chiedere soccorso si faceva un segnale inconfondibile, di facile trasmissione e di chiara recezione: tre punti, tre linee, tre punti, corrispondenti a S, O, S. Adottato internazionalmente nel 1908, fu interpretato in inglese come acròstico di Save Our Souls, "salvate le nostre anime", reinterpretato da noi come Salvateci O Signore.
5. La "reinterpretazione di acròstico" è cosa diversa dalla possibile polivalenza di un acròstico, us può essere sia l'Ultima Sigaretta di Italo Svevo sia (durante la seconda guerra mondiale) l'Uscita di Sicurezza dei rifugi antiaerei per la popolazione delle città. SS: Schutz-Staffel, Sassari, santi, santissimo, Sua Santità, Santa Sede, Steam Ship.
6. Si possono distinguere i casi visti sin qui, "acròstici letterali", fatti lettera per lettera, dai casi di "acròstici sillàbici", fatti sillaba per sillaba.
Ai miei tempi vaghi timori ispirava il Coproma, che sembra un incrocio fra coprofagìa e fecaloma (di "fecaloma rupestre" parla Giorgio Manganelli). Invece era il COmitato PROvinciaìe MAcellai. Autentico terrore suscitava il fatto che la parola latina cadaver, "cadavere", indicasse CAro DAta VERminibus, "carne data ai vermi". In onore del Patto Tripartito firmato a Berlino il 27 settembre 1940 fra Italia Germania e Giappone molti bambini vennero allegramente battezzati Roberto, per inneggiare a ROma BERlino TOkio. In quegli anni un bel nome per neonati sovietici era Mels (Marx Engels Lenin Stalin). Francesco Petrarca decise di chiamare Laura la donna a cui dedicò tante poesie del suo canzoniere perché questo nome gli permetteva tante interpretazioni (lauro - alloro; laurea - incoronazione poetica; l'aura - l'aria, il vento, l'atmosfera; l'aurora)', ma una volta la chiamò Lauretta, o Laureta, per poterla reinterpretare come acròstico sillàbico: LAUdando/REal/TAci.
Nel 1735 era da chissà quando "voce popolare che Verona fosse così detta dalle prime sillabe di Venezia, di Roma e di Napoli, quasi il buono, e 'l bello di tutte e tre queste grandi città contenesse". Nel 1960 Antonio Delfini preparò l'edizione di alcune sue poesie, corredata da illustrazioni di Gino Marotta. Titolo del libro (che poi fu distrutto da Delfini stesso, e ne sopravvisse solo una copia): Marantogide, una parola inventata intarsiando le iniziali di nome e cognome del poeta e del pittore: MARotta, ANTOnio, Gino, DElfini. La barca di Ranieri di Monaco si chiamava Stalca dalle iniziali dei tre figli, STefania, ALberto, CArolina.
Per cadere sempre più in basso, la barca del nostro bravo presidente Leone si chiamava Mapagia dalle iniziali dei tre figli MAuro, PAolo, GIAncarlo.
Un gioco sillabico di reinterpretazione: "ma con gran pena le reca giù" per ricordare la successione delle Alpi, Marittime, Cozie, Graie, Pennine, Lepontine, Retiche, Carniche, Giulie. È una fesseria pedagogica, per uno studio inutile della geografia. Sarebbe più utile "rorangiavercelindaviò" per ricordare la successione dei sette colori fondamentali, ma si fa più fatica a imparare questa parola che a imparare rosso, arancione, giallo, verde, azzurro, indaco, violetto (a parte la bizzarria di RAN per arancione, e CEleste per azzurro). Qualcuno gli acròstici sillàbici li chiama "parole-giardiniera" o "parole-macedonia".
7. Coproma, cadaver, Roberto, Laureta, Verona sono acròstici sillàbici perfetti. Altri sono imperfettamente sillabici: Càriplo per CA-ssa di Rl-sparmio delle P-rovincie LO-mbarde. E così radar, RAdio Detection And Ranging. Senza essere anglomani, radar è una parola bellissima perché va avanti e indietro (è un palìndromo di primo tipo, come anilina-anilina). Lo sten è una pistola mitragliatrice calibro 9 così chiamata dalle iniziali dei due progettisti, Sheperd e Turpin, e dalle prime due lettere dell'arsenale inglese di Enfield, dove vennero costruiti i primi modelli.
Che da PO-Lizia FER-roviaria nasca polfer mi sta bene. Che da CO-mitati di BA-Se nasca cobas mi sembra stupefacente.
8. Tutti gli acròstici considerati sin qui si pronunciano come parole o come se fossero parole.
Altri esempi si pronunciano compitando lettera per lettera, per esempio le bierre, la diccì e la effeelleemme che troviamo alla voce -> pranzo d'acqua.
Altri si pronunciano con qualche trucco. Il Mercato Comune Europeo si chiama Mec. Il Movimento Sociale Italiano dovrebbe dare Msi, invece lo si chiama Mis, e missini i suoi adepti. Ai tempi di Saragat gli adepti del Psli, Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, si chiamavano piselli, un po' per poterli pronunciare, p(i)s(e)l(l)i, un po' per prenderli in giro. Più robustamente satirico e spregiativo era, dal 1943 circa, chiamare Minculpòp il Ministero della Cultura Popolare.
Minculpòp, parola vecchia, è tronco. Còmit (per Banca Commerciale Italiana) è piano. Càriplo è sdrucciolo. Oggi si adora lo sdrucciolo, in mancanza dello sdrucciolo si adotta il piano, il tronco non lo vuol più nessuno. Ne parliamo alla voce sùbito-subito, in fine.
9. Ci sono giochi di reinterpretazione di acròstici che si direbbero "interlinguistici" perché passano da una lingua all'altra. Abbiamo già visto mas passare dall'italiano al latino.
Il latino Senatus Populus-Que Romanus diventa in italiano "Sono Porci Questi Romani"; in francese, in Rabelais, Si Peu Que Rien, tanto poco quanto niente. Nella tradizione antica valeva Senatus Popu-lus Quirites Romani. In testimonianze ancor più antiche non è S.P.Q.R. bensì P.S.Q.R. Gli scherzi cominciano presto: le quattro lettere erano la divisa dei Sabini, con punto interrogativo: "Sabinis Populis Quis Resistet?", chi saprà resistere ai popoli sabini? "Senatus PopulusQue Romanus!" fu la risposta con punto esclamativo. La sigla rifiorisce verso il XII secolo, per la p c'è il Papa: "Salus Papae Quies Regni" contro "Sublato Papa Quies Regni". Il meglio resta il Belli:
Quell'esse, pe, ccu, erre, inarberate Sur portone de guasi oggni palazzo, Quelle so cquattro lettere der cazzo, Che nun vonno di ggnente, compitate.
M'aricordo però cche dda regazzo, Cuanno leggevo afforza de frustate, Me le trovavo sempre appiccicate Drent'in dell'abbeccé ttutte in un mazzo.
Un giorno arfine me te venne l'estro De dimannanne un po' la spiegazzione A ddon Furgenzio ch'era er mi' maestro.
Ecco che mm'arispose don Furgenzio: "Ste lettre vonno di, ssor zomarone, Solo preti qui rreggneno: e ssilenzio."
La testata della rivista FMR. parte dalle iniziali del nome e cognome dell'editore, Franco Maria Ricci, ma leggendo lettera per lettera in francese F.M.R. suona ef-em-er, che risuona éphémère, "effimero". L'italiano Alitalia diventa in inglese Always Late In Take-off Always Late In Arriving.
In Germania si usava una trottolina a quattro facce, un girlo, con le quattro lettere N, G, H, S, iniziali di "Nichts niente, Ganz tutto, Halb metà, Steli mettere". A seconda della faccia che usciva il giocatore non prendeva niente, oppure prendeva tutto quel che c'era in banco, oppure ne prendeva la metà, oppure metteva in banco una nuova posta. In ambienti ebraici le quattro lettere furono scritte con lettere ebraiche e reinterpretate "Nes Gadol Hayak Sham, miracolo grande avvenne là" (in riferimento ai fatti dei Maccabei). Il valore numerico delle quattro lettere, Nun, Gimmel, He, Shin, è 385: pari al valore numerico delle lettere notariqòn) che compongono la parola corrispondente a "Messia". Queste trottoline ebraiche, "sevi-von", plurale "sevivonim", sono note nell'Europa orientale col nome yiddish di "dreidel": ci giocano i bambini per la festa invernale (noi diremmo "natalizia") di Hanukah. Compaiono in tanti libri di Isaac Bashevis Singer. In Israele l'ultima lettera è cambiata per significare "Miracolo grande avvenne qui". Nella illustrazione n. 74 vedete una piccola collezione di trottoline dispòriche e israeliane; alcune non hanno quattro facce bensì sei (con scritte supplementari, malviste da chi ama le tradizioni). Alcune sono in plasticaccia, altre in legno, altre in metallo. Se ne trovano in commercio di preziosissime, vuoi per antichità, vuoi per qualità del metallo e della lavorazione. In Sardegna una trottolina analoga si chiama barralliccu o pippiriponi, a Venezia si chiama pantalena: qui le lettere sono P, A, N, T, iniziali delle parole latine "Pone" (metti una posta in banco), "Accipe" (prendi dal banco il valore di una posta), "Nihil" (non prender né
mettere nulla), "Totum" (prendi tutto quel che è in banco). Da P.A.N.T. viene il nome veneziano della trottolina, "pant(alena)". La pantalena è un mollusco commestibile. Sempre di sigle e passaggi da una lingua all'altra e reinterpretazioni, si tratta. Una variante di questo gioco è il telegramma.
250 \vocale - In molti casi è prudente non dire "vocale" bensì distinguere le lettere vocàliche dai suoni vocàlici, e badare alle lettere semivocàliche o semiconsonàntiche. In italiano le lettere vocàliche sono 5, A, E, I, O, U; i suoni vocàlici sono 7, a, é, è, ó, ò, u; le lettere semivocàliche o semiconsonàntiche sono 2, i, U (come si vede alla illustrazione n. 6).
I 7 suoni vocàlici si possono combinare due a due in 95 modi, da Gràal a duumvirato, ma per 8 casi non si conoscono esempi (ée, eé, óa, óe, óo, óu, òu, ùu).
Questo è un gioco inventato da Nicoletta Francovich. Il libro sta per chiudersi, mi piace lasciare aperta una porta: dovete non solo cercar di trovare esempi per gli otto casi buchi: dovete farvi la tabella per i 95 casi possibili.
Illustrazione n. 74.
Piccola collezione di trottoline ebraiche, diaspòriche e israeliane. Le lettere che vi si leggono raccontano storie di sigle e di reinterpretazioni di sigle.
251 \zeppa - Gli enigmisti italiani chiamano "zeppa" il gioco di
tempio-empio considerato dalla prospettiva di "empio-Tempio" (ma
non sempre si accorgono che il meccanismo è identico). Alcuni enigmisti riservano il termine "zeppa" ai fenomeni mediani, parlando di "aggiunta iniziale" o "aggiunta finale" per gli altri.
252 \zuzzurullone - Nessuna persona di uon senso dice o scrive mai
"zuzzurullone". Devo farlo io per parlare del gioco abaco zuzzurullone.
Nei vocabolari della lingua italiana e nei dizionari enciclopedici "zuzzurullone" è una delle ultime parole in ordine alfabetico (ce ne sono ben altre: uno di questi giorni andatevele a vedere).
Anziché "zuzzurullone" si può dire "zuzzerellone" e "zuzzerullone":
sono varianti di forma. Fra le rose e le viole questo motto ci sta bene: "giovanotto o anche adulto che si comporta ancora come un bambino spensierato e amante solo del gioco".
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