Incrociando il criterio delle sillabe con quello delle lettere si possono
cercar parole composte da sillabe ciascuna delle quali sia costituita
da un numero crescente o decrescente di lettere. Gli esempi migliori
sono emistichio (1, 2, 3, 4) e sciocchezzuola (5, 4, 3, 2).
205 \salto del cavallo - è un problema scacchistico. Consiste nel far
percorrere al cavallo le 64 caselle della scacchiera con 63 salti consecutivi toccandole tutte una volta sola. Ammette un numero elevato di soluzioni, ancor oggi non definito ma (mi dicono) certamente superiore a 1228O2512.
Un vecchio gioco enigmistico consisteva nel presentare una griglia
di 64 caselle con 64 lettere. Chi riusciva a trovare la casella di partenza, leggendo una lettera per volta con 63 salti del cavallo, seguendo l'itinerario giusto, riusciva a ricostruire una frase. Vedi illustrazione
n. 63.
Questo vecchio gioco enigmistico non lo fa più nessuno, ma ha una
costrizione di partenza che può ancora appassionare. La prima operazione infatti consiste nel trovare frasi di 64 lettere. Maneggiando un dizionario dei proverbi, una antologia scolastica, un canzoniere napoletano, non è difficile trovare frasi di 64 lettere, praticando piccolissime soperchierie di cui non si accorge nessuno:
Chi lascia la via vecchia per la nuova sa quel che lascia e non sa quel
che trova.
Più Italia non vuole stranieri, tiranni: gà troppi son l'anni che dura 'l servir (Goffredo Mameli).
Udite! Que' forti che tengono il campo, che ai vostri tiranni precludon
lo scampo... (Alessandro Manzoni).
No, cara piccina no, così non va.. diam un addio a l'amore se nell'amor
è l'infelicità (Lama-Bovio).
Forse voi vi accorgete della soperchieria commessa da un vecchio
enigmista per ridurre alla misura di 64 lettere, per un problema di
salto del cavallo, certi versi di Dante Alighieri (Inferno 9.61-63), che
non sono questi:
o voi ch'avete gl'intelletti sani,
mirate la dottrina che s'asconde
sott'el velame degli versi strani.
Forse qualcuno di voi avrà contato le lettere e avrà visto che sono più
di 64. Niente paura, gli enigmisti non si fermano davanti a ostacoli
così piccini. Siamo in Inghilterra nel 1884, e il British chess magazine
ha chiesto di "cavallizzare" un brano che sia di Shakespeare o di
Dante o di Schiller o di Molière. Un reverendo White ha deciso di
lavorare sulla citata terzina, e in qualche casella ha messo due lettere
invece di una. Non si finisce mai di imparare.
Con arbitrii minori Roberto Casalini ha "cavallizzato" alla misura
esatta di 64 lettere alcuni fra i Detti e contraddetti di Karl Kraus:
Non ci si può fidare degli snob. Se lodano un'opera, può anche darsi
che sia buona.
C'è un'originalità per difetto a cui non riesce di liberarsi fino alla banalità.
La fantasia non fa castelli in aria: trasforma le baracche in castelli in
aria.
Non basta più non salutare. Non si salutano anche persone che non si
conoscono.
La psicoanalisi è quella malattia mentale di cui ritiene di esser la terapia.
Sul salto del cavallo sono imperniati due giochi in scatola di Alex
Randolph: Plop e Twift.
C'è un altro gioco che parte dalla ricerca di frasi con un numero preciso di lettere: la versione letterale del Quadrato del quindici (Fifteen puzzle di Sam Loyd)." Le versioni correnti hanno 15 tasselli (che
scorrono in una cornice quadrata con 16 spazi) numerati da 1 a 15.
sono in commercio versioni i cui 15 tasselli costruiscono un'immagine; si trovano in antiquariato (o si possono facilmente costruire) versioni i cui 15 tasselli ospitano, appunto, una frase di 15 lettere (in inglese, per esempio, "Rate your mind pal").
Mentre la ricerca di frasi di 64 lettere va fatta a tavolino, con carta e
matita, la ricerca di frasi di 15 lettere può essere fatta a mente, aiutandosi solo con un conteggio sulla punta delle dita. Per esempio
"canta che ti passa", "fin che la barca va"... Il gioco prende la giusta
misura di difficoltà se si usano frasi eteroletterali come "scalzo
per funghi". Illustrazione n. 64.
Illustrazione n. 63.
Partendo dalla casella giusta, che è e1, passando poi a f3 e così via, col salto del
cavallo si legge: "Tre cose al mondo trovi sempre ed ovunque: una donna, una
spada e una scacchiera" (64 lettere).
206 \sarchiapone - Da decenni i pubblici teatrali, cinematografici e televisivi ridono a una scena in cui Carlo Campanini fa scappare gli altri viaggiatori, in modo da avere un intero scompartimento ferroviario per sé, fingendo di tenere in una cesta, sulla reticella, il "sarchiapone"; la sua spalla, Walter Chiari, fa inimitabili smorfie per immaginare e descrivere la bruttezza, la ferocia, la pericolosità di questo animale.
La parola "sarchiapone" non s'era mai sentita e un sarchiapone non
s'è mai visto.
Sembra che la nascita del sarchiapone sia da collocare a Genova
nell'ottobre 1955, alla prima della rivista o quante belle figlie madama Doré di Vaime e Terzoli, soubrette Colette Marchand. Nel programma di sala si legge che "Il sarchiapone americano" si intitolava
la 12a scena del primo tempo.
Ragioniamo sul sarchiapone nella voce parola inventata. Un'altra,
più famosa parola inventata, corrisponde pure a un animale fantastico. Nel libro Attraverso lo specchio di Lewis Carrol, citato alla voce nonsenso, leggiamo:
"ora capisco", osservò Alice pensierosa; e i toves che cosa sono?"
"Be', i toves sono una specie di tassi... boh, un po' come le lucertole... e
un po' come i cavatappi".
"Devono essere creature molto curiose a vedersi".
"Sì", disse Humpty Dumpty; "e fanno il nido sotto le meridiane... e si
nutrono di cacio".
Questa parola, "tove", fu ripresa da Ludwig Wittgenstein.2 Lo dico
alla voce parola inventata e mi sembra giusto ripeterlo. Mi sembra
giusto dire una volta per tutte che il linguaggio secerne l'invisibile.
207 \scambio - Gli enigmisti italiani chiamano "scambio" il gioco di
marchesa-maschera. Questo termine si presta a confusioni sia con
spostamento, sia con cambio.
208 \scarto - Gli enigmisti italiani chiamano "scarto" il gioco di
tempio-empio. Non sempre si accorgono che il meccanismo è identico a quello della zeppa, semplicemente capovolto.
209 \scatola - Si definisce merceologicamente "gioco in scatola un
gioco (non un giocattolo) per adulti e per ragazzi posto in commercio
in una scatola che contiene vari elementi: un tavoliere variamente illustrato o colorato, segmentato ecc., segnaposti, tasselli indicanti lettere o altri valori, carte speciali, dadi, clessidre o altri segnatempo ecc. Essenziale è la presenza di opuscoli o foglietti con le regole del gioco (qualche volta stampate sul fondo della scatola o del coperchio).
Queste regole spesso sono complesse (a volte di complessità intollerabile). ma, anche nel caso di regole semplici, non le si affida mai alla tradizione orale. oggi è un gioco in scatola anche il gioco dell'oca, che fu per secoli un foglio volante senza istruzioni di nessun tipo (e senza dotazione di dadi e segnaposti). Il prototipo
dei giochi in scatola è il Monopoly-Monòpoli, distribuito in Usa
dal 1934, in Italia dal 1936. Eccezionalmente potevano presentarsi in confezioni in scatola, con le caratteristiche sopra descritte, anche altri giochi, in date anteriori (si conosce un gioco
dell'oca in scatola di gran lusso della ditta Sala di Berlino, datato
1913).
Sono giochi di parole in scatola i seguenti, cui dedichiamo voci particolari: Blablabla, Boggle, Lexicon, Maxiparoliere, Perquackey, Scrabble-Scarabeo, Taboo.
210 \schincherche - Sembra che "schincherche" sia la parola italiana
in cui compare (per l' occhio) il maggior numero di lettere consonàntiche: 9, contro 3 lettere vocàliche. Possiamo dire che "schincherche" è una parola "iperconsonàntica" (mentre è "ipervocàlica" cuoiaio).
Quanto a successione, in "schincherche" abbiamo 3 lettere consonàntiche successive (4 in "feldspato, su6strato, tungsteno"); in tedesco, "Verwandtschaft" ne ha 6, "Durchschnittlich" ne ha 7, "Selbstschreiber" ne ha 8.
"Schincherche" si trova nel Tommaseo ma non si sa dove l'abbia pescata. se se l'è inventata, diciamogli bravo.
E ci sono parole "oloconsonantiche"? composte solo di lettere consonantiche? C'è "psst".
E ci sono frasi "monoconsonàntiche"? in cui compaiono varie lettere
vocàliche, ma una lettera consonàntica sola, una volta sola? In bergamasco c'è "ìe, ìe a et e àe ìe" (cacciucco).
Se avvertite un leggero malditesta, tornate alle vecchie sane parole
omoconsonàntiche, come cacciucco.
211 \sciame-scialo-melo - Fra queste tre parole, "sciame", "scialo",
"melo", esiste un rapporto che diventa evidente se le scriviamo
"SCIAme + SCIAlo = melo".
Come gioco enigmistico (schema: Xa + Xb = ab) è un ibrido del tremare-tre/mare e del tempio-empio, ma non è il più vitale della famiglia (illustrazione n. 71).
Gli enigmisti italiani non si sono nemmeno accordati nel dargli un
nome. Qualcuno lo chiama "lucchetto alterno".
212 \sciarada - Indovinello la cui soluzione è data da un gioco di parole come tremare/tre-mare
Nell'enigmistica italiana la sciarada spesso funziona solo per l'occhio: si considera sciarada regolare "regola = re, gola" benché la E sia chiusa in "re", aperta in "regola". Si tratta alla stregua di una sciarada
quel mezzo verso di Dante Alighieri, "Maestro, che è quel ch'i' odo?"
trasformandolo in "Maestro, che è quel chiodo?" benché nel primo
caso si abbia una I vocàlica, nel secondo una I semivocàlica. Inversamente non si considera regolare "a Bonn Dante mente = abbondantemente", in cui c'è perfetta identità all'orecchio (in "a Bonn" la B
subisce il cosiddetto raddoppiamento sintattico, mentre il raddoppiamento della N non si awerte nella pronuncia italiana di "Bonn".
altro esempio: "Disse Serse: 'Ah, beh, c'è Dario' = abbecedario").
Nell'ottocento prevalsero le sciarade "a voci convenzionali" o "a
parti grammaticali" come per esempio
Sarebbe l'intiero
tagliare il secondo
ad ogni primiero
(da risolvere: sarebbe buona re-gola tagliare la gola ad ogni re). Dagli
inizi del Novecento sono diffuse sciarade "diagrammatiche" o "a
diagramma letterale incorporato" come per esempio
La xxyyyy sola
che vale per me:
tagliare la yyyy
a chi si fa xx
(da risolvere Come sopra) Nella enigmistica Classica si applica
anche alla sciarada la tecnica degli enigmi collegati.
Sarebbe richiesto che tra il "primo", il "secondo" ecc. da un lato e
l'"intero" dall'altro non sussista equipollenza, cioè omogeneità etimologica, ma tutti i trattati di enigmistica italiani accettano sciarade come "rosa + rio = rosario" e "arma + dio = armadio" benché "rosario" abbia a che fare con "rosa" e "armadio" con "arma". Pertanto sono doppiamente caricaturali questi versi attribuiti a Ernesto Ragazzoni:
C'erano prima l'acque
poi sopravvenne il dotto
e allor come a dio piacque
si ebbe l'acquedotto
(l'"acquedotto" ha a che fare con le acque, e c'è anche il "dótto = canale", con o stretta; il gioco recupera un 50% di spiritosaggine se si intende "dòtto = sapiente", con la o larga).
A differenza di altri giochi di parole, che richiedono l'accostamento
di 2 parole, la sciarada richiede l'accostamento di un minimo di 3 parole. e potrebbe essere discussa la legittimità della sua autonomia (secondo la classificazione dei giochi di parole il caso I potrebbe ridursi a un caso o in verbis coniunctis).
Se il "primo", il "secondo" ecc. non sono parole slegate bensì sono
parole sintatticamente connesse, si hanno giochi la cui individuazione comporta distinzioni sottili per le quali rinviamo frase.
oggi la sciarada è un gioco enigmistico stanco e sdrucito. Nell'ottocento fu un gioco di società alto e sussiegoso (e proprio per questo si attirò, come meccanismo di gioco, gli sbeffeggiamenti delle, pseudosciarade).
Furono praticate anche in Italia varie forme di "sciarade mimate",
diffuse in altri paesi europei e particolarmente coltivate in Inghilterra. Si incontrano sciarade e sciarade mimate in Emma (1816) diJane Austen, in Jane Eyre (1847) di Charlotte Bronte, in Vanity Fair
(1847-1848) di William Thackeray. In Inghilterra una varietà di sciarada mimata si chiama ancor oggi "The Game" per antonomasia.
Sembra di capire che le sciarade mimate, come atmosfera, stessero (e
possano ancora stare) a mezzo fra giochi come è arrivato un bastimento carico di, da un lato, e i tableaux vivants dall'altro (fratelli maggiori, a loro volta, delle Belle Statuine).
Bennassù Montanari, veronese, amico del Carrer (Luigi) e dalla Teotochi-Albrizzi (Isabella) pubblicò nel 1839 un poemetto intitolato La Sciarada. Il colonnello Mario Zaverio Rossi ne conosceva larghi
squarci a memoria, e spesso recitava i versi in cui la Sciarada, comparsa in sogno all'autore Bennassù, si descrive come una giovinetta, simbolo della virtù perseguitata, sottoposta ai tormenti della ruota e
della corda attraverso i secoli, le membra dislogata (accusativo alla
greca) alle giunture:
rozzezza e ferità spogliate, il mondo
streghe non più né eretici tortura;
sola io rimango, degli strazii antichi,
rispettato vestigio, ultimo sfogo.
Il colonnello, impassibile sempre come Buster Keaton, ed erettissimo
nella personcina (visto di spalle era tale e quale Giacomo Debenedetti)
recitava questi versi con una "espressività" che stupiva. Quell'ultimo sfogo gli usciva di gola come un rantolo d'orgasmo. Non posso ricordare senza disagio il ghigno e i gesti da attratto con cui scandiva mimava e degradava l'altro austero verso messo in bocca dal Bennassù alla Sciarada:
e affransero a me pur le care membra.'
La presente voce va letta insieme a quelle della tmesi, del tremaretre/mare e della pseudosciarada.
I vocabolari segnalano che "sciarada" (come "logogrìfo" e "rebus")
ha anche un significato generico: "problema di difficile comprensione e soluzione, questione o situazione inestricabile".
213 \scioglilingua - Parola o frase da recitare e ripetere rapidamente
per gioco. La successione delle lettere o delle sillabe deve essere tale
da rendere difficile una pronuncia corretta, anzi tale da rendere facili
gli errori. Prima di "sciogliere la lingua", uno scioglilingua la "annoda". In "tigri contro tigri" è facile finir per dire "trigri", in "sotto la panca la capra campa, sotto la panca la capra crepa" ( marchesamaschera) è facile finir per dire "la crapa crepa", ecc. Uno scioglilingua da infarto son quelle 45 lettere in 11 sillabe che leggiamo alla voce endecasillabo.
Certi scioglilingua sono costituiti da parole molto lunghe, più o meno insensate. La famosa parola precipitevolissimevolmente sembra rappresentare la situazione di chi, dovendo dire "precipitevolissimamente", verso la fine si inceppi e riprenda suoni già pronunciati
verso la metà della parola: " precipitevolissimevolmente".
Nella voce precipitevolissimevolmente citiamo versi di Giancarlo
Passeroni in cui troviamo accenno a un altro scioglilingua (tuttora
ben noto; compariva in una sigla musical-televisiva delle gemelle
Kessler), che dunque risale almeno alla fine del Settecento:
Se l'arcivescovo di Costantinopoli
si disarcivescovodicostantinopolizzasse
vi dsarcivescovodicostantinopolizzereste voi
come s'è disarcivescovodicostantinopolizzato lui?
Lo ritroviamo (con varianti) in un epigramma di Giorgio Calcagno:
Episcopato da turchi
Se l'arcivescovo
di Trebisonda
si disarcivescovicostantinopolitanizzasse
sbaglierebbe diocesi
o scioglilingua?
La parola "scioglilingua" ha corrispettivi in certe lingue (inglese tongue-twister, castigliano trabalengua), non in altre: per esempio in francese. Non c'è da stupirsi: in certi dialetti padani non c'è una parola per indicare l'arcobaleno.
214 \scrabble-scarabeo - Negli Stati Uniti, negli anni della depressione, mentre il disoccupato Charles Darrow inventa o reinventa il Monopoly, un altro disoccupato, Alfred Butts, pensa pensieri non meno
alti, e pone le basi per l'invenzione di un altro grande gioco del XX
secolo. Alfred Butts morirà novantatreenne nella primavera del 1993.
Fra il 1933 e il 1939 Alfred Butts pasticcia con tasselli recanti lettere
dell'alfabeto, e sacchetti che li contengono, e leggii su cui li si ordina,
e prima pensa di metterli in tavolo, poi di metterli su un tavoliere, e
gradualmente pensa di attribuire valori di punteggio alle lettere, e di
implicare valori di moltiplicazione nelle caselle del tavoliere... Mentre cambia forma, il fantasma nascituro cambia nome: Lexico, IT, Criss-Cross Words... Nel 1939 un altro americano, James Brunot, collabora strettamente con Alfred Butts nella elaborazione di questi pensieri, di questi progetti. Solo nel 1949 la Production and Marketing Company lancia commercialmente il gioco col nome di Scrabble.
Il successo arriva nel 1952. oggi lo Scrabble ha il marchio Spear.
Lo Scrabble è un gioco di tavoliere per due, tre o quattro persone.
Si usano speciali tasselli recanti l'indicazione di singole lettere dell'alfabeto e valori di punteggio. Questi valori sono tanto più alti quanto più la lettera è considerata rara, secondo un calcolo approssimativo
di frequenza. Ciascun giocatore riceve 7 tasselli a caso, li dispone davanti a sé (celati agli altri) su un piccolo leggio, e a turno cerca di formare con essi
parole di senso compiuto su uno speciale tavoliere quadrato che ha
15 caselle per lato (illustrazione n. 65).
Alcune caselle (contraddistinte da scritte e colori, rosso e rosa, blu e
celeste) permettono di moltiplicare il valore della singola lettera in
esse collocata, o dell'intera parola che passi su quella casella.
Formata da chi è primo di mano una prima parola al centro del tavoliere, le parole successive, formate dai giocatori a turno, in più giri,
devono incrociarsi con essa, poi tra loro, secondo il principio delle
parole incrociate (incroci orizzontali e verticali, non diagonali).
A ogni parola che forma, ciascun giocatore sostituisce i tasselli impiegati a formarla con altrettanti, pescati a caso, così da aver sempre a disposizione, per la mossa successiva, 7 tasselli.
A ogni parola che forma, ciascun giocatore la annuncia e (se non viene contestata) segna a proprio vantaggio il punteggio ottenuto (sulla base dei valori dei tasselli, e dei moltiplicatori delle caselle occupate).
Si possono mettere sul tavoliere tasselli che allunghino parole già formate, con l'aggiunta di lettere all'inizio o alla fine.
oltre ai tasselli su elencati ce ne sono due bianchi, che possono (come jolly) assumere il valore desiderato, valere per una lettera a scelta del giocatore. Pertanto i tasselli dell'edizione inglese dello Scramble
sono 100, mentre quelli dello Scarabeo italiano sono 130.
oltre al tavoliere, ai tasselli e al libretto di istruzioni, certe confezioni
comprendono una clessidra e (vergogna!) un piccolo vocabolario di
"parole ammesse".
Le persone di buon senso (e gli organizzatori di campionati) adottano invece un vocabolario come "giudice di gara". Naturalmente è
diverso giocare a Scrabble avendo come "giudice di gara" uno Zingarelli o un Battaglia; c'è chi tiene come "giudice di gara" qualche gigantesco dizionario enciclopedico, e dunque tiene buoni anche i nomi propri. Bisogna però dire che farsi venire in mente tante, tante
parole, non garantisce la vittoria: servono di più certi criteri strategici proprio turno, ciascun giocatore può rinunciare a mettere tasselli sul tavoliere, procedendo invece a sostituirne quanti vuole, fra quelli
che ha, pescandone altri. I tasselli scartati vanno poi tra quelli ancora da pescare.
La partita finisce quando non ci son più tasselli da pescare e uno dei
giocatori si è liberato di tutti quelli che aveva sul leggio, oppure
quando non si possono formare altre parole sul tavoliere, e tutti passano.
Finita la partita, al totale dei punti realizzato da ciascun giocatore si
sottrae il punteggio dei tasselli che gli sono rimasti sul leggio.
Con regole identiche a queste, lo Scrabble si è diffuso in tutto il mondo. Una collezione poliglotta di Scrabble è interessante sia per i diversi alfabeti impiegati sui tasselli, sia per il diverso numero di tasselli riservati alle varie lettere, e per il diverso valore di punteggio a esse attribuito
Mentre in tutto il mondo lo Scrabble si chiama "Scrabble", in Italia la
versione italiana dello Scrabble dal 1955 si chiama Scarabeo. E distribuita dalla Editrice Giochi, che lo ha in catalogo dal 1963.
Il tavoliere dello Scarabeo non ha 15 caselle per lato bensì 17.
15 caselle per lato ha avuto lo Sciaram (pubblicato a Roma nel 1954)
e ha lo Scrabble italiano (distribuito dalla Clementoni nel 1980; dal
1988 nel catalogo Ravensburger).
Restano da dire varie cose sugli antenati dello Scrabble e sui suoi discendenti.
Gli antenati dello Scrabble sono quei sussidi didattici che si chiamano alfabetieri. Consistono in una serie di cartoncini (oppure tavolette di legno, di metallo per lavagnette magnetizzate, o di
altri materiali), rettangolari o quadrati, su ciascuno dei quali è
scritta (a mano, o stampata, o incisa, o rilevata) una lettera dell'alfabeto.
Dagli alfabetieri (la cui storia si perde nella notte della storia dell'alfabeto) nascono, a metà strada fra il sussidio didattico e lo strumento di gioco, speciali carte da gioco recanti vuoi lettere dell'alfabeto in
combinazione con altre immagini destinate ad altri giochi (illustrazione n. 8), vuoi semplici lettere dell'alfabeto senza altre immagini (illustrazione n. 38).
I mazzi di carte con lettere dell'alfabeto nascono prima dello Scrabble. abbiamo detto che le prime idee relative a quello che poi sarà lo Scrabble nascono nella mente di Alfred Butts nel 1933: ebbene, il più
famoso e diffuso mazzo di carte con semplici lettere dell'alfabeto
senza altre immagini è lanciato dalla ditta inglese Waddington col
marchio Lexicon proprio nel 1933.
Tutti i mazzi di carte con lettere, però, a loro volta, sfruttano già il
principio delle parole incrociate, e quindi si collocano dopo il
1913 (anno in cui le inventa Arthur Wynne).
Fin che non si inventano le parole incrociate non si può inventare
nessun gioco degno di questo nome, da fare con carte o tasselli recanti lettere dell'alfabeto. In una lettera del 1880 Lewis Carroll scrive che sta cercando di inventare un gioco: "Ci potrebbero essere delle
pedine con delle lettere dell'alfabeto, da spostare su un tavoliere, fin
che si formino delle parole...".
Lewis Carroll è stata una delle teste più fini tra i figli di Adamo per il
regno dei giochi in generale e dei giochi di parole, ma quel gioco
non è riuscito a inventarlo perché anche i geni devono procedere per
gradi. Carroll voleva inventare contemporaneamente, in un botto solo, le parole incrociate, lo Scrabble e qualcosa di più ("lettere da spostare...": uno Scrabble dinamico?).
Dunque dalle parole incrociate si passa ai mazzi di carte con lettere.
Per arrivare allo Scrabble manca ancora un passo: l'invenzione del
tavoliere con caselle di valore differenziato. Qualcuno dice che il gioco francese del Diamino venga prima dello Scrabble, e certamente viene prima del 1948. Ma quale Diamino? Ci sono edizioni di Diamino con tavoliere ed edizioni di Diamino senza tavoliere...
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