La Storia dell’architettura 1905-2008 Di Luigi Prestinenza Puglisi


Parte 3 capitolo 2: Poetiche della contestazione 1966-1970



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Parte 3 capitolo 2: Poetiche della contestazione 1966-1970




2.1 Contro l'interpretazione


1966. Susan Sontag, scrittrice, femminista e critico d' arte, pubblica una raccolta di saggi, il più importante dei quali, Against Interpretation (Contro l'interpretazione), dà il titolo al libro.

Against Interpretation è un attacco alle scuole di pensiero strutturaliste che dalla fine degli anni Cinquanta, si sono poste ossessivamente il problema della interpretazione. E per fare ciò non hanno esitato a interrogare la linguistica, la semiologia, l'antropologia con studi non privi di fascino e di interesse. Ma il problema,afferma la Sontag, non è mettere a punto nuovi strumenti ermeneutici che permettano una più corretta esegesi dei testi poetici o una più approfondita conoscenza - in chiave psicanalitica o sociologica o marxista- delle motivazioni che fondano l'opera d'arte. Il valore dell'opera risiede, infatti, in ciò che è ininterpretabile, intraducibile. E continua: in un quadro astratto non vi è alcun contenuto o è così flebile che non vale la pena correrci dietro. In un'opera Pop il contenuto è così esplicito che alla fine scompare per eccesso di visualizzazione. Inutile quindi accanirsi su un testo quasi fosse un enigma, né cercare in un'opera la massima quantità possibile di informazione, spremendone quanti più dati possibili. E' nella trasparenza che " è oggi il più alto, il più liberatorio valore nell' arte e nella critica.” E conclude: " al posto di una ermeneutica, noi abbiamo bisogno di un'erotica dell'arte".

Con la conseguenza che non solo riacquistano dignità generi ancora considerati come minori quali il cinema d'evasione e la fantascienza, ma soprattutto diventano preminenti tutte quelle forme d'arte dove centrale é il problema del rapporto tra gli oggetti, il corpo, lo spazio. Per esempio gli happenings eccessivi, dissacratanti, di Kaprow, Red Grooms, Jim Dine, Claes Oldemburg.

Le tesi della Sontag riassumono brillantemente tre filoni di pensiero.

Il primo è rappresentato da una schiera nutrita di critici che, insoddisfatti dalle letture contenutistiche delle opere d'arte, si sono focalizzati sulla forma dell'opera indipendentemente da qualsiasi contenuto da essa veicolato. Dai formalisti russi agli italiani Cesare Brandi e Sergio Bettini. Sino al semiologo Roland Barthes che finalizza le sue ricerche, per quanto sofisticate, al puro piacere del testo.

Il secondo filone è rappresentato da studiosi che hanno orientato la propria ricerca sugli stretti legami che esistono tra arte e erotismo, intese entrambi come facoltà intercomunicanti attraverso le quali, per mezzo del valore liberatorio del piacere, si manifesta il rimosso, che è il nostro sentire più autentico. Da Georges Bataille a Jacques Lacan, da Wilhelm Reich a Erich Fromm.

Il terzo filone di ricerca è impegnato nella critica della società dei consumi , intendendo questa non come una degenerazione di una società fondata sulla razionalità e la scientificità, ma , proprio, come la sua più perfetta realizzazione. Da qui una sfiducia assoluta per i miti della efficienza e del tecnicismo e il bisogno di controbilanciare alla sorda e avalutativa positività del ragionamento scientifico il valore concreto dell'arte che sola, con il suo potere dialettico spiazzante e dirompente, è in grado di negare ciò che minaccia di negare la libertà. A questo gruppo appartengono gli studiosi della scuola di Francoforte e , in particolare, Herbert Marcuse il cui celebberrimo libro L'uomo a una dimensione (1964) ebbe un notevolissimo successo tra gli studenti americani, durante gli anni della contestazione.



2.2 Contraddizioni e complessità


Il libro della Sontag ha un notevole impatto anche perché, con i suoi frequenti contatti con Parigi, la Sontag è un importante riferimento sia per la cultura americana che per quella europea. Un ruolo di "ponte" simile lo assume nel campo della ricerca architettonica un'altra donna, Denise Scott Brown. Questa nel 1952 si iscrive alla Architectural Association (AA) di Londra . Nel 1953 incontra Peter Smithson e ne viene fortemente influenzata. Dirà: "il New Brutalism mi fece capire che gli obiettivi sociali possono andare di pari passo con la bellezza, a condizione che noi impariamo a ampliarne la definizione- e così facendo impariamo anche ad essere artisti migliori". Discussa la tesi nel 1954, la Scott Brown, su consiglio di Peter Smithson, si reca a Filadelfia per prendere contatti con Luis Kahn. Giunta negli Stati Uniti, conosce Bob Venturi con il quale inizia un lungo sodalizio sentimentale e professionale.

Venturi tra il 1959 e il 1964 e' impegnato alla realizzazione della Casa per la madre, la Vanna Venturi House nella quale sta mettendo a punto un nuovo tipo di approccio, fortemente inclusivista dove citazioni ed elementi, anche decorativi, tratti dal passato coesistono in un sofisticato patchwork che non teme di arrivare ai limiti del kitsch. Nella facciata della Vanna Venturi House, per esempio, ci sono tre tipi diversi di finestra ( una porta finestra tradizionale, una finestra quadrata e una a nastro), l’ingresso e' evidenziato da una modanatura semicircolare e dal taglio della parete sovrastante, ed e' infine dichiarata, evidenziandola, la copertura a falde del tetto, salvo poi essere contraddetta dal taglio che sembra dividerla in due. Nello stesso periodo Venturi e' impegna a teorizzare il suo approccio con un saggio ( lo comincia nel 1962) che sarà pubblicato nel 1966 con il titolo Complexity and Contradiction in Architecture, suscitando enorme eco, tanto che il critico Vincent Scully lo definirà il più importante libro di architettura scritto dopo il 1923, quando fu pubblicato Verso un' Architettura di Le Corbusier.



Complexity and Contradiction prende di mira i due protagonisti del dibattito architettonico americano, Mies van der Rohe e Philip Johnson, in quegli anni impegnati insieme nella costruzione del Seagram Building (1954-58).

Al primo, che sostiene che less is more ( il meno é il più) Venturi risponde che more is more e, poche pagine avanti, che less is a bore ( il meno è una noia). Del secondo critica la celeberrima Glass house e la Willey House, una residenza costruita per clienti facoltosi in puro stile miesiano.

Venturi cita Kahn, di cui è allievo, e i protagonisti del Team X, con i quali condivide il gusto per la banalità degli eventi e il rifiuto della novità a tutti i costi: " io respingo l'ossessione degli architetti moderni che, come afferma van Eyck, hanno cercato di perseguire tutto ciò che nel nostro tempo è differente sino al punto che hanno perso contatto con ciò che non è differente, con ciò che è sostanzialmente lo stesso".

Ma rispetto a Kahn, che persegue una architettura integra nei suoi valori formali, Venturi ha un atteggiamento più possibilista. Dice: all'affermazione di Kahn di trasformare un oggetto in ciò che la sua essenza richiede ( "what a thing want to be"), si può affiancare l'affermazione opposta e cioé che è opportuno trasformare un oggetto in ciò che vuole l'architetto ( " what the architect wants the things to be"). E conclude: "invece che la disgiunzione dello o/o preferisco l'inclusione dello e/e, il bianco e il nero, e a volte il grigio, al bianco oppure nero".

La frase diventerà famosa; a Venturi e ai suoi non pochi seguaci verrà affibbiata l'etichetta di Grays ( Grigi).

Il possibilismo venturiano - fatto proprio anche dalla Scott Brown - entra ben presto in collisione con l'integralismo etico degli Smithson.

La polemica tra Venturi e gli Smithson segna un momento di rottura ma anche di consapevolezza, facendo emergere una diversità di posizioni tra Pop e Brutalisti che, in realtà era latente sin dalla mostra This is Tomorrow.

Per i Brutalisti la realtà è un dato su cui lavorare. Per gli artisti Pop la realtà è un dato da recepire, come fonte di fascinazione, ma soprattutto come sorgente di codici di comunicazione, che permettono all'artista di esprimersi in una lingua moderna. Se il problema degli Smithson è quindi etico - e da questo punto di vista risente ancora della cultura del Movimento Moderno- quello dei Pop è principalmente linguistico.





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