La Storia dell’architettura 1905-2008 Di Luigi Prestinenza Puglisi


The Poetics of Electronic: tra blob e metafore



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2.10 The Poetics of Electronic: tra blob e metafore


E’ Greg Lynn che nel 1995 lancia l’ architettura bloboidale. E’ caratterizzata da edifici ameboidali, generati e controllati attraverso specifici software, che, al pari delle forme naturali complesse, nascono dalle trasformazioni di oggetti più semplici causate dall’azione concomitante di un certo numero di forze interne ed esterne. Sebbene con tecnologie estremamente sofisticate Lynn persegue un obiettivo ricorrente nella storia dell’architettura: copiare la natura per togliere alle costruzioni il loro aspetto scatolare e così farle integrare con l’ambiente che la circonda, condividendone forme, storie e processi. Da qui i riferimenti all’opera del biologo D’Arcy Thompson, al quale si devono studi sull’evoluzione morfologica degli organismi.

Sempre nel 1995 esce il libro di Charles Jencks, The Architecture of the Jumping Universe. Il saggio condivide l’urgenza di rifarsi alle forme complesse della natura facendo convivere considerazioni ecologiche e cibernetiche. Jenks cita Ilya Priogine e, come aveva fatto Lynn nel numero di AD dedicato al folding, la scuola di Santa Fe e la teoria delle catastrofi di Thom. L'universo, secondo i modelli di questi studiosi, è un sistema complesso che si evolve per salti ( da qui il titolo del libro), l'ultimo dei quali ha portato allo stato attuale caratterizzato da enormi problemi ecologici e demografici ma anche da grandi opportunità. Gli oggetti della nostra epoca , infatti, si umanizzano e, insieme, gli uomini si trasformano in oggetti, in un processo sicuramente positivo. Alla raffinatezza di queste macchine corrisponde la grossolanità di una architettura basata su concetti formativi di un'epoca pseudorazionalista, che non tiene in alcun conto che la nuova tecnologia si é potuta sviluppare perché la scienza , giunta ad uno stadio Post Moderno, ha sconfitto i quattro miti del determinismo, meccanicismo, riduzionismo e materialismo; ha cioè cominciato a vedere il mondo come un sistema dotato di vita e di capacità autoregolative , come un organismo che ricerca equilibri sempre migliori attraverso continui salti di stato. Da qui l'immagine della farfalla, contrapposta a quella della trappola. La trappola , che simboleggia la concezione meccanicistica dell'universo, l'architettura dell'existenz minimum, la macchina per abitare, si aziona solo quando provocata da una causa , inghiotte la sua preda e restituisce meno di quanto esisteva prima del suo azionarsi. La farfalla , che rende l'immagine dell'universo nel suo moto organico, é il prodotto di una serie di scatti creativi : di un organismo che passa dallo stato di bruco, a quello di crisalide a quello di volatile.

Come può l'architettura rendere visibile questo processo? Acquisendo una dimensione spirituale e mutuando dalla natura le forme del suo divenire. Da qui l'interesse di Jencks per le configurazioni organiche, per i frattali, per le strutture che si incurvano e che si muovono come le onde di un atomo e per tutto ciò che rappresenta il moto spirituale dell'uomo, il cui ruolo è quello di portare l'universo all' autoriconoscimento in una sorta di disvelamento dell'idea che ricorda il processo dialettico hegeliano. E da qui anche l’interesse per le architetture bloboidali, per Greg Lynn ma soprattutto per Eisenman che si sta muovendo in direzione neo-organica e neo-barocca.

Lanciate da sponsor culturalmente così autorevoli, le ricerche sui blob , soprattutto nelle facoltà di architettura, godono di una straordinaria popolarità. Poco numerose sono tuttavia le realizzazioni di edifici bloboidali anche perché nonostante gli sforzi di Lynn e di numerosi altri sperimentatori che mirano a digitalizzare il processo sino alla costruzione, e' particolarmente difficile ottenere risultati convincenti. Realizzare forme complesse con materiali tradizionali richiede uno spreco di manodopera inaccettabile e adoperare macchine a controllo numerico per produrre tutti i componenti di una costruzione complessa si rivela una strada economicamente poco praticabile per un’industria quale quella edilizia che, rispetto ad altri settori industriali, e' tecnologicamente più arretrata. Nel 1997 Kolatan/MacDonald progettano con una forma bloboidale l’ampliamento della Raybound House in Fairfield Corner, Connecticut. Prevedono un’ossatura portante in legno che ricorda quelle tradizionalmente utilizzate per costruire le barche. Ma con la differenza che gli assi in legno sono tagliati da una macchina a controllo numerico. Nello stesso anno Jakob + MacFarlane vincono un concorso ad inviti per l’allestimento del bar del centro Pompidou a Parigi con un progetto che prevede quattro computer-generated-aluminium-clad blobs ognuna delle quali e' colorata con un colore diverso. Il progetto sarà completato nel 2000. Sempre nel 1997 il gruppo olandese Nox completa il Water Pavilion for Delta Expo “Waterland” in Zeeland, Olanda. L’interno, ottenuto dal susseguirsi di 14 ellissi, ricorda il ventre di una balena ed e' reso particolarmente accattivante dai giochi interattivi delle luci, dei suoni e delle proiezioni. Il neo-organico si trasforma in neo-barocco. A suggellare la nuova estetica è il progetto per lo Staten Insland Institute of Arts (1997) di Eisenman le cui avvolgenti forme curve nascono dalle manipolazioni digitali dei percorsi pedonali e automobilistici.

Mentre impazza la passione per le forme complesse, Toyo Ito persegue un’estetica che cerca di coniugare minimalismo ed elettronica. Nel 1997, la rivista di architettura 2G pubblica i suoi progetti accompagnati da un testo dal titolo Tarzans in the Media Forest34. Nel saggio Ito riprende la teoria di Marshall McLuhan secondo il quale alla società visiva che ci ha preceduti ne è subentrata una tattile. La prima gestisce quantità, forze, pesi mentre la seconda lavora con flussi, interrelazioni, valori immateriali.

Prendiamo -dice Ito- un ragazzo d'oggi. Sembra che non possa vivere senza il telefono portatile e altri accorgimenti elettronici. Questi strumenti, che lo fasciano come un vestito, gli sono indispensabili per metterlo in contatto con il mondo circostante, per farlo stare all'interno di un circuito. Ma la stessa esigenza di far parte e di interagire con il contesto si registra anche per gli edifici e le città. Confrontiamo, per esempio, un edificio tradizionale e uno contemporaneo. Il primo si definisce per le sue masse, l'organizzazione dei pieni e dei vuoti, i colori, la grana, il sistema costruttivo, l' organizzazione funzionale. Il secondo ci colpisce, invece, per come interagisce con l'ambiente circostante: per il modo, cioè, con cui capta la luce, si rapporta alle condizioni climatiche esterne e interne, ci mette in relazione con suoni, odori, colori e si cura del nostro comfort. Se volessimo paragonarlo a un corpo, parleremmo di sistemi percettivi e autoregolativi.

Ma -afferma Ito- se l'architettura diventa un sensore che ci mette in relazione con il mondo esterno "it must function as a highly effective sensor to detect the flow of electrons"35.

L'uomo, riacquistata questa rinnovata dimensione naturale, come un novello Tarzan può muoversi in un mondo finalmente riunificato: della comunicazione integrale, della foresta dei media.

Metafora della nuova architettura sono i fluidi e, in particolare, l'acqua. L'acqua nella quale sembra fluttuare il padiglione di Barcellona di Mies Van der Rohe , nella quale gli antichi filosofi giapponesi intravedevano il principio della vita e nella quale appaiono galleggiare le immagini elettroniche che compaiono negli schermi dei computer. E all'acqua l'architetto giapponese si ispirerà per il suo capolavoro: la mediateca di Sendai. Ne parleremo in un prossimo paragrafo.



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