La Storia dell’architettura 1905-2008 Di Luigi Prestinenza Puglisi



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4.10 Dove andare


Verso quale direzione si muoverà l’architettura nel prossimo futuro?

Non e' azzardato prevedere che a dominare il panorama sarà ancora lo Star System, che si rafforzerà con nuovi incarichi, provenienti soprattutto dai Paesi emergenti: Cina, India e Golfo Persico dove, a Dubai, stanno muovendosi importanti interessi economico finanziari. Tra le opere che si produrranno alcune saranno di notevole intensità poetica e interesse formale. E’ difficile infatti pensare che personaggi creativi come Gehry, Hadid, Koolhaas si ripeteranno stancamente, accettando la banalizzazione e il facile successo che la celebrità può comportare.

Da parte dei progettisti emergenti avremo, invece, un atteggiamento ambivalente. Da un lato cercheranno di entrare nel circuito dello Star System, dall’altro lato assisteremo a prese di distanza. Ciò porterà, nel primo caso, alla diffusione di quello che prima o poi verrà a configurarsi come uno stile, non diversamente da quanto e' successo con lo Stile Internazionale. Mentre, nel secondo, caso porterà all’emergere di nuove tensioni, inquietudini e idee progettuali non meno interessanti di quelle che una ventina di anni fa provocarono i notevoli cambiamenti architettonici che abbiamo vissuto e di cui godiamo i frutti.

Sicuramente, alcuni di questi rivolgimenti sono già in atto ed e' solo colpa della presbiopia di noi critici, che sappiamo leggere meglio ciò che e' passato rispetto a ciò che abbiamo proprio sotto gli occhi, il non riuscire a vederli e decodificarli. Come non lo fecero quelli della generazione che ci hanno preceduti quando per esempio nel 1980 non notarono gli eccentrici contributi di Gehry e Koolhaas alla altrimenti postmoderna Strada Nuovissima della Biennale di Venezia o quando, ancora prima, nel 1978 non riuscirono a prevedere le ricadute delle novità preannunciate dall’ampliamento della casa dello stesso Gehry a Santa Monica.

Tre direzioni appaiono comunque oggi delinearsi.

La prima consiste nella crescente importanza del contesto a scapito dell’oggetto. L’architettura si confronterà sempre di più con la dimensione territoriale e, non essendoci più nette linee di demarcazione, la natura entrerà sempre più prepotentemente nel processo progettuale, anche come materiale da costruzione. Oltre il risparmio energetico e la sostenibilità, la prossima frontiera sarà il nuovo rapporto con tutto ciò che ci circonda. Da qui il rifiuto per le architetture-scultura acontestuali. Ma anche lo scarso interesse per le composizioni tettonicamente ben proporzionate- anch’esse, alla fine dei conti, pensate come oggetti scultorei autonomi rispetto al paesaggio.

La seconda direzione tenderà a rivedere il rapporto tra High Tech e Low Tech, superando l’ eccessivo entusiasmo degli anni novanta per il digitale ma anche la paura , cresciuta dopo le Twin Towers, per tutto ciò che appare come tecnologico. Ciò, ovviamente, non vuol dire un banale equilibrio con scelte mediane. Ma appassionanti incontri e scontri -tra semplice e complesso, tra lento e veloce, tra digitale e meccanico, tra automatico e manuale, tra leggero e pesante, tra trasparente e opaco, tra astratto e concreto…- alcuni dei quali, come abbiamo già visto, cominciano già a delinearsi nei progetti degli architetti più giovani.

La terza direzione vede l’architettura entrare nel circuito dei desideri. Ciò vuol dire superare la fase dei bisogni elementari e dello standard per entrare in quella dei bisogni complessi, dei modelli di vita. Gli aspetti comunicativi e retorici diventeranno predominanti. Come avviene nella moda e nell’arte, entrambe sempre meno coinvolte in ricerche oggettuali e sempre di più in dinamiche relazionali. A questo punto spetterà agli architetti decidere se utilizzare le tecniche mistificanti della prima o quelle ben meno arrendevoli della seconda.





1 La storia e' raccontata: in Toyo Ito, “Architecture in a Simulated City” in El Croquis no.71 (1995) pagg.6-8

2 Toyo Ito, “Architecture in a Simulated City” pag.9

3 Toyo Ito, “Architecture in a Simulated City” pag.11

4 Iñaki Abalos e Juan Herreros, “Toyo Ito: Light Time” in El Croquis no.71 (1995) pag.39

5 Koji Taki “ A Conversation with Toyo Ito” in El Croquis no.71 (1995) pag.29

6 Rem Koolhaas, Delirious New York. A Retroactive Manifesto for Manhattan , new edition (New York: Monacelli Press, 1994. Rotterdam: 010 Editions, 1994), pag. 27.

7 Rem Koolhaas “Bigness or the Problem of Large” in Domus, no.764 (October 1994) pagg.87-90. Il saggio appare con lo stesso titolo in OMA, Rem Koolhass, Bruce Mau, S,M,L,X (New York: The Monacelli Press, 1995. Rotterdam: 010 Publishers, 1995) pagg.494-516. Nel saggio, Koolhaas riassume in cinque punti le prerogative della grande dimensione:

1. L’essere composta da molteplici componenti con conseguente rottura dell’idea tradizionale di unità.

2. La sovrapposizione dei livelli ottenuta per giustapposizioni meccaniche di strati sovrapposti.

3. La rottura del rapporto interno-esterno. Mentre l'architettura tradizionale, con la sua "trasparenza" di interno e esterno dava certezze, la grande dimensione instilla dubbi, suscita misteri.

4. Il predominio della dimensione quantitativa: l'impatto di un grande edificio è indipendente dalla sua qualità architettonica.

5. L' estraneità al tessuto: la grande dimensione non fa più parte della struttura edilizia, é un'isola autosufficiente che non si integra con l'intorno, al massimo coesiste.

Koolhaas, inoltre, delinea i vantaggi che una riflessione sul bigness porterebbe alla riflessione disciplinare:

1. Segnerebbe un nuovo inizio perché se é vero che la grande dimensione distrugge, è anche vero che ricompone ciò che spezza.

2. Favorirebbe il reinserimento dell'architetto in un gioco di squadra al quale contribuiscono le nuove tecnologie, gli ingegneri, gli appaltatori, i realizzatori, i politici e molti altri soggetti ancora.

3. Contribuirebbe a realizzare un nuovo tipo di città, superando le attuali difficoltà dell'urbanistica. I grandi edifici , annullando il desiderio perennemente frustrato di pianificazione, si potrebbero posare come astronavi sull'attuale tabula rasa urbana diventando essi stessi città, isole autosufficienti all'interno di un contesto che , altrimenti, è destinato a offrire sempre minori risposte ai bisogni di qualità emergenti.



8 Alejandro Zaera Polo “Frank O.Gehry, Still Life” in El Croquis no.45 (Novembre 1990) pagg.6-21

9 “Winston Guest House” in El Croquis no.45 (Novembre 1990) pag.23

10 Peter Eisenman, “Visions’ Unfolding:Architecture in the Age of Electronic Media” in Domus 734 ( Jaunuary 1993), pagg.17-25

11 Eisenman, “Visions’ Unfolding:Architecture in the Age of Electronic Media”, pagg.24-25

12 Eisenman, “Visions’ Unfolding:Architecture in the Age of Electronic Media”, pag.25

13 Peter Buchanan “Swiss essentialists” in The Architectural Review no.1127 (January 1991), pag 19.

14 Conversazione con Antonio Citterio, avvenuta in occasione della redazione della monografia: Luigi Prestinenza Puglisi, Antonio Citterio (Roma: Edilstampa, 2006. Due edizioni: una in italiano e una in inglese). Citterio in quegli anni era impegnato a Weil am Rhein e quindi si recava spesso a Basilea.

15 La storia di questo progetto si trova in “Thinking up against a wall” in Domus no.901 (March 2007), pagg.68-71.

16 Yehuda Safran “Tony Fretton. Lisson Gallery a Londra” in Domus, no. 738 (May 1992), pag.44

17 Frédèric Migayrou “Notes on the Architecture of Dominique Perrault” in El Croquis no.104 (2001), pag.259

18 La frase e' pronunciata il 30 maggio 1984 durante la celebrazione per il centocinquantesimo anniversario del Royal Institute of British Architects (RIBA). Alla presa di posizione ( da quel momento conosciuta come il Monstrous Carbuncle Speech) seguono altre iniziative quali la pubblicazione del libro A Vision of Britain. A Personal View on Architecture ( London e New York: Doubleday, 1989) nel quale il Principe enuncia i dieci punti che caratterizzerebbero la buona architettura. Sono: place, hierarchy, scale, harmony, enclosure, materials, decoration, art signs and lights, community. Sempre nel 1989 promuove la Summer School in Civic Architecture a Oxford e a Roma, che nel 1992 si trasforma nel Prince’s of Wales’s Institute of Architecture. Nel 1994 uscirà la rivista Perspectives on Architecture. Per un approfondimento e una valutazione critica sulle origini di queste vicende: Prince Charles and the Architectural debate in Architectural Design n.5-6 (1989).

19 Per Vittorio Magnano Lampugnani, per esempio: “Il contributo culturale centrale del decostruttivismo entra in una insanabile contraddizione con i compiti fondamentali dell’architettura”. Voce “decostruttivismo” in: Vittorio Magnano Lampugnani, Lexicon der Architektur des 20. Jahrhunderts ( Ostfildern-Ruit: Verlag Gerd Hatje, 1998), tradotto per l’edizione italiana ampliata, rivista e aggiornata: Dizionario Skira dell’architettura del Novecento (Milano:Skira, 2000).

20 Kenneth Powell, “Unfolding Folding” in Architectural Design, “Folding in Architecture” (revised edition, 2004), pag.23.

21 Greg Lynn, “Architectural Curvilinearity, The Folded, the Pliant and the Supple” in in Architectural Design, “Folding in Architecture” (revised edition, 2004), pag.24 e pag.26

22 Una storia dello sviluppo dei nuovi software si trova nel capitolo “ New Tools on the Trade” del libro di John K. Waters: Blobitecture, Waveform Architecture and Digital design ( Gloucester: Rockport Publishers, 2003), pagg.50-63.

23 Christian Pongratz, Maria Rita Perbellini, Nati con il computer. Giovani architetti americani ( Torino: Testo&Immagine, 2000). Pubblicato in inglese con il titolo: Natural Born Caadesigners, Young American Architects (Basel, Boston, Berlin: Birkhäuser, 2000)

24 Joseph Giovannini, “Zaha Hadid” in Architecture ( September 1993), pag.69.

25 Ziva Freiman, “ The Concrete Evidence” in Progressive Architecture (August 93), pag.54

26 “Small-scale buildings often become milestones in the history of architecture” in Michael Mönninger, “Zaha M.Hadid. Fire Station, Weil am Rhein” in Domus, 752 (September 1993), pag.60.

27 In Zaha Hadid, Zaha Hadid. The Complete Buildings and Projects (London: Thames and Hudson Ltd., 1998), pag.64

28 Il termine lo si trova in Matteo Zambelli, Morphosis, Operazioni sul suolo ( Venezia: Marsilio2005) p. 32, dal contesto si evince che la definizione e' del narratore di fantascienza William Gibson (1948).

29 Eric Owen Moss, Gnostic Architecture ( New York: Monacelli, 1999) pag.18

30 “Judi Capella interviews Alessandro Mendini” Domus n.813 (March,1999), pag.62

31 Juhani Pallasmaa, “An Architecture of the Seven Senses” in Steven Holl, Juhani Pallasmaa, Alberto Pérez-Gomez, Question of Perceptions, Phenomenology of Architecture, pag.27

32 Friedrich Achleitner, “Elementare profondità” in Casabella n.648 (settembre 1997) pag.59

33 “Introduction” in Rem Koolhaas and Bruce Mau, S,M,L,XL (New York: The Monacelli Press, 1995. Rotterdam: 010 Publishers, 1995), pag.XIX.

34 Toyo Ito “ Tarzans in the Media Forest” in 2G n.2 (1997), pagg.122-144.

35 Toyo Ito “ Tarzans in the Media Forest” pag.140.

36 Caterine Slessor, Eco-tech, Sustainable Architecture and High Technology ( London: Thames and Hudson, 1997).

37 Mac Cormac, Jamieson, Prichard e' stata fondata nel 1972 ed e' diretta da Sir Richard MacCormac (1947).

38 Bart Lootsma, “Une tradition de l’innovation” in L’architecture d’aujourd’hui n. 306 (September 2006), pag.51.

39 François Burkardt, “Editoriale” in Domus n.795 (luglio/agosto 1997)

40 Peter Eisenman in “Lo spettro dello spettacolo”, Casabella n.673/674 (Dec.1999/ Jan.2000) inizia il suo articolo commentando una affermazione dello scultore Richard Serra secondo la quale “la Bilbao di Frank Gehry e' più spettacolo che struttura”, pag.85.

41 Ciò emerge, per esempio, nella conversazione di Moneo con William J.R.Curtis apparsa in El Croquis n.98 (2000), in particolare pagg.21-22.

42 Joseba Zulaika, Crónica de una seducción:Museo Guggenheim Bilbao (Madrid: Editorial Nerea,1997)

43 Joseph Giovannini “Gehry’s Reign in Spain”, Architecture (Dec.1997), pag.66

44 Bart Lootsma, “Möbius one-family house, ‘t Gooi, The Netherlands” in Domus n.814 (April 1999), pagg. 40-49..

45 Conie van Cleef, “Radical Domesticity” , The Architectural Review n.1231 ( Sept.1999), pag. 48-50.

46 Joseph Giovannini, “Infinite Space”, Architecture ( March 1999), pag.102

47 Il termine deriva dalle riflessioni contenute nel libro: Ulrich Beck, Antony Giddens, Scott Lash, Reflexive Modernization, Politics, Tradition and Aestetichs in the Modern Social Order ( Oxford: Oxford University Press, 1994).

48 Hans Ibelings, Supermodernism. Architecture in the Age of Globalization (Rotterdam: NAi Publishers 1998). Enlarged edition (Rotterdam: NAi Publishers 2002).

49 Hans Ibelings, Supermodernism, enlarged edition, pg.134.

50 Adiaan Geuze, “Acceleratine Darwin”, in: Hans Ibelings (editor), The Artificial Landscape, pag.254.

51 Luigi Prestinenza Puglisi, “Entertien avec James Wines, President de Site” in :James Wines, Site. Architecture dans le contexte. Architecture in Context ( Orléans: Éditions HYX, 2002), pag.52. L’intervista era stata già pubblicata sulla rivista Il Progetto, n.4 (Dec. 1998).

52 In Thom Mayne “Not neutral”, Morphosis (London: Phaidon, 2003) pag.272

53 In Thom Mayne “Not neutral” pag.271

54 Tratto da : “Greg Lynn, Manufactured Houses” in: Architectural Record n.12 (Dec.1999), pag.105.

55 “Greg Lynn, Manufactured Houses”, pag.108

56 Kenneth Frampton in conversation with Günther Uhlig “Towards a Second Modeernity” in Domus n. 821(Dec.1999), pag.21

57 Kenneth Frampton in Conversation with Günther Uhlig, pag.20.

58 Massimiliano Fuksas “ Less Aestethics, More Ethics” in Catalogo della mostra Less Aestethics, More Ethics ( Padova: Marsilio, 2000), pag.13

59 Massimiliano Fuksas “ Less Aestethics, More Ethics” pag.16.

60 Daniel Libeskind, Breaking Ground. Adventure in Life and Architecture ( London:John Murray Publishers, 2004; New York: Riverhead Books, 2004), pag.248.

61 Con: Shigeru Ban (Tokyo, Japan), Frederic Schwartz (New York, NY), Ken Smith (New York, NY), Rafael Vinoly (New York, NY) with ARUP (New York, NY), Buro Happold Engineers (Bath, England), Jorg Schlaich (Stuttgart, Germany), William Moorish (Charlottesville, VA), David Rockwell (New York, NY), Janet Marie Smith (Baltimore, MD).

62 Il gruppo United Architects riunisce sei gruppi di progettazione conosciuti per il loro lavoro d’avanguardia: Foreign Office Architects, London; Imaginary Forces, New York and Los Angeles; Kevin Kennon Architect, New York; Reiser + Umemoto, RUR Architecture P.C., New York; UN Studio, Ben van Berkel & Caroline Bos, Amsterdam; Greg Lynn FORM, Los Angeles.

63 Con: Field Operations (Philadelphia, PA
and New York, NY), Tom Leader (Berkeley, CA), Michael Maltzan (Los Angeles, CA), Neutelings Riedijk (Rotterdam, Netherlands), and SANAA (Tokyo, Japan) together with artists Inigo Manglano-Ovalle, Rita McBride, Jessica Stockholder and Elyn Zimmerman.

64 Daniel Libeskind, Breaking Ground. Adventure in Life and Architecture pag.248

65 Paul Golderger, “Eyes On The Prize.The amazing design competition for the World Trade Center site”, The New Yorker, (10 March 2003 ).

66 Intervista di Antonello Marotta a Diller+Scofidio in Antonello Marotta, Diller+Scofidio. Il teatro della dissolvenza ( Roma: Edilstampa,2005), pag.79.

67 Riportato in Ned Cramer, Diller+Scofidio’s Blur Building for the Swiss Expo 02 in Yverdon-les-bains, Architecture (July 2002), pag.58.

68 Peter Davey, “Bling, Blobs, Burgeoning:Problema of Figure”, The Architectural Review n.1297 (March 2005), pag.74

69 La frase e' tratta dal website di OMA-AMO: www.oma.nl

70 Deyan Sudjic, “Next” in Next ( Venezia: Marsilio, 2002), pag.15

71 Kurt W. Forster “Cossroads-Around 1980”, Metamorph. Trajectories ( Venezia: Marsilio 2004), pag. 125

72 Kurt W. Forster “Hyper-Projects”, Metamorph. Trajectories, pag.339

73 Tra gli avvicendamenti di direttori celebri e di lunga durata, due spiccano. Sono quello alla direzione di The Architectural Review ( da Peter Davey a Paul Finch) avvenuto nel 2005 e di Abitare (da Italo Lupi a Stefano Boeri) avvenuto nel 2007. Un resoconto di quella che e' stata la linea culturale della importante rivista britannica si trova in: The Architectural Review n.1297 (March 2005), numero monografico dal titolo: “Davey Reflects on a Quarter of Century”.

74Il primo numero del quindicinale The Architects’ Newspaper, diretto da William Menking, e' uscito nel 2003 . Il primo numero del bimestrale A10, diretto da Hans Ibelings e' uscito a cavallo tra il 2004 e il 2005. Le due riviste sono accomunate dal prezzo di copertina ridotto - The Architects’ Newspaper e' gratis per gli architetti dell’area di New York-.

75 Cristina Diaz Moreno, Efrén Garcia Grinda, “Fragment from a conversation”, El Croquis n.121-122 (2004), pag.13

76 Paul Finch, “ Spanning Cultural Difference”, The Architectural Review n.1326 (August 2007), pag.19.

77 Peter Davey, “And the Future?”, The Architectural Review n.1297 (March 2005), pag.88.


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