La Storia dell’architettura 1905-2008 Di Luigi Prestinenza Puglisi



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4.9 Back to basics


Pur senza avvicinarsi all’ultraminimalismo del duo Sejima- Nishizawa sono numerosi gli architetti, soprattutto giapponesi, che in questi anni puntano a un ritorno all’essenziale: “back to basics”, per riprendere una espressione del The Architectural Review dell’agosto 2007 - Tra questi spiccano Kengo Kuma e Shigeru Ban. Kengo Kuma orienta la sua ricerca sulle relazioni primarie e sulla natura: attraverso la tattilità dei materiali, il rapporto con la luce, l’acqua e il paesaggio. Come, per esempio, negli Headquarters per LVHM a Omotesando, Tokyo, Giappone (2005) e negli Uffici e Showroom a Shangai , China (2006) dove disegna, all’interno di due difficili contesti metropolitani, una sequenza di incantevoli spazi sospesi tra natura e artificio. E dove ottiene vibranti effetti chiaroscurali attraverso l’uso di diaframmi verticali e orizzontali realizzati con sottili listelli spaziati tra loro o anche , nell’intervento a Shangai, con un muro verde fatto da file orizzontali di vasi intervallati da sottili spazi vuoti.

Temperamento più sperimentale e' quello di Shigeru Ban, un architetto che si e' fatto notare già negli anni novanta per l’invenzione di strutture in cartone. Le aveva messe alla prova dopo il terremoto di Kobe del gennaio del 1995, realizzando una chiesa di circa 170 mq. con tubi alti 5 metri e spessi 16 mm. Aveva inoltre realizzato 21 baracche sempre in tubi di cartone, montabili in sei ore, coperte con teflon-coated fabric e zavorrate al terreno mediante cassette in plastica riempite di sabbia. Un progetto questo che aveva suscitato l’interesse dell’Union Nation High Commission for Refugees. Ma anche del mondo dell’architettura e dei suoi committenti tanto da fruttargli l’incarico della realizzazione del Japanese Pavilion all’Expo di Hannover del 2000 e di un padiglione dimostrativo nei giardini del MoMA (2000). Entrambe le strutture sono state realizzate con sottili tubi di cartone riciclato e riciclabile. La prima – calcolata con l’aiuto di Frei Otto e Buro Happold- era composta da tre cupole legate insieme a formare uno spazio di 72x35 m. con altezza di oltre 15 metri.

Stimolato dall’obiettivo di ricercare un modo più ingegnoso e più semplice di vita, Ban e' anche autore di numerosi esperimenti nel campo della residenza. Tra i quali spicca la House a Kawagoe, Giappone (2001 ), conosciuta come Naked House,un grande spazio interno indifferenziato con all’interno alcuni box in legno su ruote che fungono da camere da letto. Un espediente questo che, con semplicità di mezzi, permette una notevole flessibilità abitativa.

Tra le sue opere più recenti oltre al progetto per il Centro Pompidou a Metz- un’opera disegnata nel 2003 in collaborazione con Jean de Gastines che si caratterizza per la scelta di utilizzare la tecnologia tensile dei circhi- vi e' il Nomadic Museum, una galleria itinerante prefabbricata realizzata per mostrare i documentari naturalistici di Gregory Colbert. E' realizzata montando insieme 152 container su quattro piani e lungo quattro file. Altri materiali utilizzati sono le colonne di cartone, comuni pannelli a nido d’ape e tendoni plastificati per le coperture che, però, si sta pensando di sostituire con solar cloth per una migliore resa energetica. Montabile in dieci settimane la galleria ha già fatto tappa in numerose città, tra cui New York e Santa Monica.

Le opere di Shigeru Ban sollevano il problema di un’architettura che deve puntare sull’invenzione, sulla creatività e sull’economia dei mezzi piuttosto che sulla creazione di icone figurative. Anche perchè, come ha notato Paul Finch: “ In a world with the same distinctive icons everywhere, then none of them will be distinctive in any meaningful way, instead becoming icons in the old sense of the word, that is to say similar representations of the same thing, the same thing being architecture itself.”76.

Campione dell’arte della frugalità è Rural Studio, un programma lanciato da Sam Mockbee con l’Auburn Univerity e, poi, alla morte di questi, avvenuta nel 2001, ripreso da Andrew Freear. Consiste nel far lavorare gli studenti degli ultimi anni di architettura a programmi pilota in aree particolarmente povere del paese, utilizzando materiali e mezzi riciclati o donati da sponsor. Per gli studenti e' una utile palestra di apprendimento perché imparano a mettere da parte tutte le fisime stilistiche e formaliste che hanno appreso negli anni precedenti sui banchi di scuola. Per la popolazione locale e' un importante aiuto che dal 1994 ha permesso la realizzazione di una sessantina di interventi. Come per esempio la Lucy’s House a Mason Bend, Alabama (2001-2002), dove i muri sono stati ottenuti, invece che con tecniche tradizionali, sovrapponendo carpet tiles regalate da un donatore e dove si e' riuscita a realizzare una torre color rosso neoespressionista. Oppure come la Fire Station in Newbern, Alabama (2003-2005), interamente realizzata in legno e policarbonato.

In Inghilterra, tra le recenti opere che mettono insieme creatività e materiali poveri e/o riciclati vi è l’House a Islington, Londra (1998-2002) disegnata da Sarah Wigglesworth. In essa sono utilizzati, con notevole fantasia, numerosi materiali: dai sacchi di sabbia alla paglia utilizzata come materiale isolante. Per Peter Davey e' : “ the most sexy and witty building I have seen for years: fetishist, full of clever inventions, happy with overlapping story telling, wild yet tender, ever open to change….We all live in house like that in our imagination”77.

In Olanda, NL Architects con grande semplicità di mezzi realizza a Utrecht nel 2003 un ibrido Basket Bar dove il campo da gioco è intelligentemente sollevato per lasciar posto a piano terreno a spazi, quali la caffetteria e uno spiazzo all’aperto, destinati alla socializzazione.

SeARCH con l’ High Tea, Posbank Pavilion nel Veluwezoom National Park a Rheden, in Olanda (1998-2002) combina con grande raffinatezza materiali naturali e artificiali per reiventare una tipo certo non semplice quale il padiglione espositivo.

In Danimarca Plot per il Maritime Youth House, Copenhagen (2004) mostra come si possano creare spazi continui rendendoli attraenti con l’uso del legno.

Vi e', infine, la mensa Octospider a Bangkok, Thailandia(2001-2004), progettata da Exposure. Pensata per migliorare le condizioni di lavoro degli operai tessili impegnati nel vicino stabilimento industriale, la mensa e' sopraelevata per garantirle un piacevole rapporto con il panorama circostante. Anche la forma, che ricorda le dita aperte di una mano, nasce dal desiderio di consentire a ciascun tavolo una buona visuale. Il bacino, sulla quale la struttura e' costruita è stato ricavato riciclando l’acqua utilizzata nel lavaggio dei tessuti. La rampa a forma circolare, trasforma, infine, in un evento la passeggiata che unisce luogo di lavoro e mensa.



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