La Storia dell’architettura 1905-2008 Di Luigi Prestinenza Puglisi



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1.8 Aalto e i lavori della maturità


Nel 1957 Aalto completa l’edificio dell’Istituto Nazionale per la Previdenza ad Helsinki, un lavoro iniziato nel 1952 a seguito di un concorso svoltosi nel 1948. L’edificio riflette abbastanza bene la strategia urbana dell’architetto: e' un organismo unitario caratterizzato dall’uso un medesimo materiale, il mattone, e di un medesimo tipo di finestre a nastro ma, allo stesso tempo, si articola per volumi in modo tale da apparire come un insieme di corpi di fabbrica differenti. Questi, pur seguendo ordinatamente gli allineamenti stradali, si dispongono con una sufficiente libertà spaziale lungo il perimetro del lotto per evitare l’effetto strada-corridoio tipico delle città ottocentesche, consentire piacevoli effetti prospettici e trasformare quello che, altrimenti sarebbe lo spazio interno di una corte, in un parco-giardino che si affaccia su una delle vie cittadine. All’interno la sala principale su quattro livelli, illuminata dalla luce diffusa che proviene dai lucernari, e' progettata come uno spazio urbano al coperto che si affianca – considerato anche il clima particolarmente rigido della città- a quello della strada.

Ad un concorso del 1949 risale il Politecnico di Helsinki, ad Otaniemi, realizzato tra il 1953 e il 1966. Qui Aalto segue una strategia solo apparentemente opposta rispetto a quella messa in atto all’Istituto Nazionale per la Previdenza perché parte da edifici tra loro separati e non da un unico blocco. Ma per raggiungere il medesimo risultato di un impianto che e' caratterizzato allo stesso tempo da un disegno unitario e dalla articolazione delle sue parti.

A caratterizzare Otaniemi e' il grande spazio verde coronato dall’edificio principale a forma semicircolare, che come una grande abside e' il punto focale dell’intera composizione.

Tra i numerosi edifici progettati da Aalto vi e' la Chiesa delle Tre Croci a Imatra (1955-58) caratterizzato dalle tre curve dell’Aula principale: ospitano un ingegnoso sistema di pareti a scorrere che servono a suddividere, quando se ne presenti la necessità, lo spazio interno.

Le tre curve della chiesa preannunciano un modo di comporre le forme “a ventaglio” che diventerà uno dei trade mark dell’architettura aaltiana. La sperimenterà nel Centro culturale a Wolfsburg (1958-62), nella Casa torre Neue Vahr a Brema (1959-62), nella Casa dello studente a Otaniemi (1964-66), nella biblioteca a Seinäjoki (1963-65), nella Biblioteca a Rovaniemi (1965/68). L’idea e' ripresa dalla natura: dai gusci delle conchiglie, dalle linee frammentate dei fiordi. Ma la ripetizione quasi ossessiva di questi motivi geometrici, insieme a una ricerca di effetti retorici e monumentali che con il passare del tempo prendono il sopravvento ( lo si vede anche nella scelta del materiale per i rivestimenti che diventa, di preferenza, il marmo) portano ad una inaridirsi della vena poetica del maestro finlandese che tende a ripetere se stesso con opere tutte di altissima qualità ma nessuna più all’altezza dei capolavori dei periodi precedenti.

1.9 Kahn e la linea della nostalgia


Nel 1959 Louis Kahn e' invitato in Europa al CIAM di Otterlo dagli amici del Team 10. Durante il viaggio, visita la chiesa di Ronchamp e la cittadina di Carcassonne, rimanendo impressionato da quest’ultima: come testimoniano i numerosi disegni del suo taccuino (33 contro i due di Ronchamp), Kahn e', infatti, attratto più dalla forza e dalla gravitas dei muri in pietra del borgo medioevale che dal linguaggio fortemente gestuale, ma strutturalmente poco chiaro, del capolavoro lecorbusieriano. Visita anche l’orfanotrofio di Aldo van Eyck (1955-1960), un edificio che ha più di qualche punto di contatto con il suo progetto per lo Jewish Community Center. Li accomuna l’articolazione dello spazio in piccoli padiglioni che si aggregano formando spazi più grandi, l’abbandono dell’ortodossia dell’International Style, la ricerca di forti effetti di luci e ombre e la volontà di recuperare all’architettura una dimensione al di fuori del tempo, non priva di accenni arcaici. Ad Otterlo Kahn e' invitato a tenere una conferenza nella quale dichiara che lo spazio contemporaneo non e' molto diverso da quello rinascimentale e in cui presenta lo Jewish Community Center a Trenton, gli studi per la città di Filadelfia che verranno particolarmente apprezzati e saranno pubblicati nel manifesto del gruppo, il Team 10 Primer, e il Medical Research Building per l’Università di Pennsilvania.

Iniziato nel 1957 il Medical Research Building, riflette l’estetica brutalista e l’approccio geometrico di Kahn che non esita a mostrare a vista la struttura dei solai appoggiati su travi vierendeel e, delimitandoli in volumi in cemento rivestiti in mattoni, i condotti attraverso i quali passano i tubi degli impianti e quelli in cui sono ubicate le scale. In pianta il complesso e' composto dall’accostamento di torri a pianta quadrata secondo il principio dell’insieme inteso come una “società” di spazi uguali o modulari. Gli edifici, frammentati in blocchi longilinei e slanciati verso l’alto anche grazie ai condotti posti all’esterno, ricordano le torri medioevali ed il Larkin Building di Wright ma per certi dettagli strutturali, si osservi per esempio la soluzione d’angolo della struttura del solaio e l’entrata posta sulla diagonale, la Scuola all’aria aperta di Duiker. Giudicato un capolavoro dell’architettura contemporanea, l’edificio ancor prima di essere completato viene, nel 1961, per interessamento di Philip Johnson, esposto al Museum of Modern Art di New York. Per Kahn tuttavia si tratta di un’opera di transizione non all’altezza dello Yewish Community Center, per quanto quest’ultima sia stata un’opera completata solo in minima parte. ”Se il mondo –affermerà- mi scoprì dopo che io ho disegnato il Richards Towers Building, io scoprii me stesso dopo aver progettato quel piccolo edificio in blocchetti di cemento a Trenton”.

Realizzata tra il 1959 e il 1969 e' la First Unitarian Church and School a Roechester. Qui l’influsso del primo Wright e' ancora più evidente. Dall’Unity Temple Kahn riprende l’impianto distributivo composto da due corpi di fabbrica, uno più grande e uno più piccolo, collegati tra loro tramite una corta manica nella quale e' posto l’ingresso. Le masse dell’edificio più grande ricordano gli organismi rinascimentali e prerinascimentali a pianta centrale: un coronamento di spazi ad altezza ridotta circonda l’aula a base quadrata che, grazie a quattro alti lucernari, posti alle quattro estremità, spicca verso l’alto. Abolite le finestre, che avrebbero frammentato i prospetti, l’edificio e' scandito da recessi murari che ritmano, con un gioco dai forti effetti chiaroscurali, il volume chiuso ed introverso: esattamente il contrario dell’effetto di leggerezza e trasparenza perseguito dai geometricamente astratti edifici dell’International Style. Anche in quest’opera e' notevole il trattamento delle coperture. Quella della grande aula, in cemento a faccia vista, si caratterizza come un potente organismo plastico dal quale, attraverso i tagli dei quattro lucernari, proviene una luce radente che dona una particolare aurea sacrale allo spazio. Vi sono, infine, i singoli ambienti, disegnati come se fossero organismi tra loro staccati secondo il principio che abbiamo visto in precedenza della “società” di spazi. Nel loro ineccepibile proporzionamento, Kahn deve aver usato come fonte di ispirazione la lettura del libro di Wittkower, Architectural Principles in the Age of Umanism, un testo fondamentale nello svelare i complessi principi geometrici degli edifici del 1400, uscito nel 1956 e donatogli dallo stesso autore.

Sempre a partire dal 1959 (l’opera sarà completata nel 1965), Kahn e' impegnato alla realizzazione del Salk Institute, a La Jolla, California, commissionatogli da Jonas Salk, lo scopritore del vaccino contro la polio, con il proposito di realizzare un complesso interdisciplinare dove “Picasso avrebbe potuto incontrarsi con gli scienziati”. Dopo numerose ipotesi, lo schema prescelto consiste in due edifici tra loro paralleli che delimitano una piazza all’aperto che si apre, su un lato, verso l’oceano. I due corpi di fabbrica contengono gli studi degli scienziati le cui facciate sono inclinate in modo tale da guardare tutte verso il mare e, dietro, i laboratori in forma di open space affiancati , in base al principio della separazione tra spazi serventi e serviti, da sottostanti piani tecnici per il passaggio degli impianti. Materiali usati per la costruzione: il cemento a faccia vista trattato con cura maniacale ( Kahn arriva a fornire i disegni dei diversi getti in modo da progettare anche le linee che li separano) e i tamponamenti in legno degli studi. Ne viene fuori uno studiato contrasto tra naturale e artificiale in linea con la contrapposizione tra l’impianto rigidamente geometrico della costruzione e l’informalità del luogo. A contribuire al carattere scenografico della piazza, concepita come un vuoto, un luogo silenzioso, quasi claustrale, gioca una sottile linea d’acqua che la taglia in due e che, all’estremità, si trasforma in una fontana che idealmente confluisce verso l’oceano. Considerato da molti critici come il capolavoro dell’architetto, il Salk Insitute si offre come un edificio anti-moderno in antitesi con lo sperimentalismo aperto del Team 10, con il quale, alla fine, Kahn mostra di aver sempre meno in comune ed è in un ancora più aperto contrasto con gli edifici, che tendono ad assimilare il caos creativo della metropoli, progettati negli stessi anni dai gruppi di avanguardia quali i metabolisti, gli Archigram, i radical. A rifarsi alla sua lezione, ma non senza sviamenti, travisamenti e semplificazioni, saranno le correnti storiciste e nostalgiche che nel dopoguerra ripopoleranno la scena architettonica.





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