2.3 Eames’ house
Nel 1945 John Entenza, direttore della rivista Arts & Architetture decide di lanciare il programma Case Study Houses. Consiste nella costruzione di case progettate nel territorio angeleno da architetti sperimentali, quali Rudolph Schindler, Richard Neutra, William Wilson Wurstel, Raphael Soriano, Craig Ellwood, Pierre Koenig, Quincy Jones, allo scopo di dimostrare concretamente i vantaggi di un modo più contemporaneo di intendere l’abitare. Il programma durerà sino agli anni sessanta e vedrà la realizzazione di 27 abitazioni unifamiliari e di due edifici ad appartamenti. A progettare la casa numero 8 sono Charles e Ray Eames mentre la numero 9 sono Charles Eames e Eero Saarinen. Entrambe le abitazioni, una destinata a ospitare la stessa coppia di progettisti e l’altra Entenza, saranno completate nel 1949 anche se la progettazione inizia già nel 1945, subito dopo la guerra: la prima e' sicuramente la più interessante, mentre l’altra e' testimonianza di un rapporto di amicizia che lega Charles ed Eero. I due si sono conosciuti, infatti, nel 1938 a Crambrook, l’università progettata dal padre di Eero, Eliel, l’architetto che si era classificato secondo al concorso per il Chicago Tribune, suscitando l’ammirazione di Luis Sullivan, e l’ autore della brillante stazione centrale di Helsinki, eseguita in uno stile neoromanico che ricorda insieme Richardson e Berlage. Charles dal 1939 al 1940 collabora sia con Eero che con Eliel i quali dal 1937 lavorano in forma associata. Nel 1940, sempre a Crambrook, Charles incontra Ray Kaiser, un’artista che ha partecipato alla fondazione dell’American Abstract Aritist Group: il suo aiuto e il suo talento artistico saranno preziosi nella preparazione del concorso, bandito dal MoMA “Organic design in Home Furnishing” che vede la partecipazione di Charles e Eero con poltroncine e sedie in legno curvato e un piacevole sistema di tavoli e cassettiere: serve infatti a svecchiare Charles dalla sua impostazione accademica e a introdurre, nel lessico ancora bloccato di Saarinen , il quale si era formato con Gropius e Bel Geddes, il gusto della gestualità propria dell’espressionismo astratto. Nel 1941 Charles e Ray si sposano e si trasferiscono a Los Angeles dove incontrano Entenza che li invita a partecipare al Case Study Houses. La prima delle due case, la n.8 – come dicevamo- e' destinata a ospitare la coppia. Questa, per realizzarla al minimo costo, pensa a una struttura con componenti in ferro scelti da catalogo e alla tamponatura con pannelli in legno colorati e finestre anch’esse di produzione industriale. Componenti che tra l’altro, per un cambiamento di programma deciso all’ultimo momento, quando già il materiale era arrivato in cantiere, vengono assemblati in modo diverso da quello previsto nel progetto originario, quasi a dimostrare che anche con prodotti prefabbricati e' possibile pensare a realizzazioni tra loro diverse.
Concreta nel suo pragmatismo costruttivo, la Case Study #8 rappresenta l’antitesi al sin troppo raffinato metodo costruttivo miesiano, che presto conquisterà molti architetti americani. Realizzata quasi in contemporanea con la celeberrima casa Farnsworth ( 1945-50), la residenza degli Eames, infatti, se ne distacca per la sua concretezza, per il suo lessico più popolare: e', come e' stato notato, la manifestazione, sia pure in forma spettacolare, della vita di tutti i giorni e non l’ipostatizzazione di un concetto di bellezza operata, in nome di principi assoluti, per mezzo della riduzione a pure essenze degli elementi in gioco.
Racchiusa all’interno di una pianta quadrata di 42x42 piedi ( circa 13 metri per 13) la Case Study #9, evita, a differenza della #8, di mostrare la struttura, che viene nascosta dal tamponamento in legno, per focalizzarsi sullo spazio interno suddiviso in tre zone - del soggiorno, della notte, degli spazi di servizio ( garage e ripostiglio)- ruotanti intorno ad uno studio, posto in posizione baricentrica, e senza finestre per realizzare un ambiente totalmente introverso e così evitare distrazioni visive.
2.4 Wright: opere della tarda maturità
Dopo gli exploit della Casa sulla Cascata e degli altri capolavori degli anni Trenta, Wright, precedentemente in ombra nel suo esilio di Taliesin, viene riscoperto e rivalutato. Nel 1939 il Royal Institite of British Architects gli conferisce la medaglia d’oro. Nel 1940 il MoMA organizza una retrospettiva sulla sua opera. Tra il 1941 e il 1943 compaiono una riedizione aggiornata dell’autobiografia, una raccolta di scritti e una monografia redatta da Henry-Russel Hitchcock. Nel 1949 la Golden Medal gli e' conferita dall’American Institute of Architects, l’associazione professionale che in precedenza lo aveva snobbato. Nel 1951 una importante retrospettiva e' organizzata a Firenze dove riceve un’ennesima medaglia d’oro, mentre subito dopo a Venezia gli e' consegnata una laurea honoris causa.
Ferve anche l’attività professionale e Wright, a partire dagli anni quaranta e sino alla morte avvenuta nel 1959 all’età di novantadue anni, fa fatica a stare dietro alle numerose commissioni di progetti, soprattutto case unifamiliari che gli vengono continuamente richiesti da un pubblico sempre più appassionato alla sua opera. Tra i suoi clienti, facoltosi uomini di affari e personaggi del mondo dello spettacolo -nel 1957 la celebberrima coppia Marylin Monroe e Henry Miller-, ma anche famiglie con possibilità economiche più limitate che ricorrono all’autocostruzione o alla realizzazione per fasi successive. A diffondere il mito di Wright, visto come un genio creativo disposto a combattere contro il mondo intero pur di conservare l’integrità della propria arte, e' la scrittrice Ayn Rand che nel 1943 pubblica il libro The Fountainhead che nel 1949 verrà trasposto in un film di successo interpretato da Gary Cooper e Patricia Neal.
Tra le opere eseguite nel dopoguerra il Museo Guggenheim ( 1943-1959) e' la più nota. Con le due spirali ( una più grande e una più piccola legate tra loro da una fascia che, secondo una idea ripresa dagli edifici della Johnson Wax, funziona come una ideale cintura di trasmissione) che si aprono verso l’alto e' insieme un organismo che propone un modo nuovo di vedere l’arte, una sfida alla staticità della legge di gravità e una critica alla griglia ortogonale della città di Manhattan. I visitatori, diversamente dai musei tradizionali dove sono posti di fronte a sequenze più o meno articolate di stanze, arrivano, condotti da ascensori, sulla sommità dell’edificio e da qui discendono lungo una rampa con una passeggiata durante la quale incontrano le opere d’arte. L’idea, affascinante per il suo carattere dinamico e per la possibilità che dà di poter godere dell’intero museo da ogni sua parte, presenta tuttavia alcuni inconvenienti che causano una ininterrotta conflittualità tra l’architetto e il direttore del museo, James Johnson Sweeney. Il più rilevante e' che gli interpiani nelle zone in cui sono esposte le opere d’arte sono troppo bassi per le dimensioni crescenti delle opere d’arte contemporanee ( Wright risponde a questa critica dicendo che se fosse stato per lui gli artisti avrebbero potuto anche tagliare le tele troppo grandi). La luce proviene, poi, dai tagli orizzontali che all’esterno segnano la spirale e cioè proprio dalla parete dove si trovano i quadri - e non solo dall’alto come sarebbe auspicabile- con un possibile effetto di abbagliamento. Le pareti inclinate, inoltre, poco si prestano ad appendervi i quadri a meno che, per avere questi ultimi a piombo, non si utilizzino dei distanziatori metallici che Wright aveva previsto. Infine Sweeney avrebbe preferito un colore bianco per le pareti, mentre per Wright il bianco e' un non colore, il risultato di una incapacità di scelta cromatica. Modificato gravemente ma non sostanzialmente dopo la morte dell’architetto, quando viene inaugurato, il Guggenheim e' comunque un oggetto talmente affascinante che ben presto diventa un landmark della città di New York. Prefigura una sempre più marcata linea di tendenza, verso oggetti a forte carattere iconico, che d’ora in poi si affermerà nelle città americane e europee: dalla Sidney Opera House di Utzon sino al Geggemheim Museum di Bilbao di Gehry.
Del 1949 e' la realizzazione della chiesa unitaria di Madison, un’opera dove Wright sembra rifare i conti con la stagione delle Prarie House. L’edificio si distende lungo la linea del tetto, la cui gronda corre poco sopra la linea del terreno, relazionandosai con il morbido andammento del paesaggio circostante, per poi impennarsi in corrispondenza della grande vetrata che illumina la sala destinata al culto.
Nel 1950 e 1951 con le case per David Wright e per la famiglia Friedman, l’architetto sonda le geometrie curve, dimostrando che anche con forme così difficilmente organizzabili si possono produrre organismi unitari caratterizzati da una coinvolgente dinamica spaziale. Dimostrazione questa che gestirà impeccabilmente nel complesso di Marin County (1957-62), un intervento pensato alla scala territoriale, ritmato da tutte le variazioni dello schema ad arco.
Tra il 1952 e il 1956 con la Price Tower a Bartlesville in Oklahoma sperimenta una strategia per realizzare un edificio a torre di venti piani senza le semplificazioni che caratterizzano gli edifici alti del periodo: banali prismi con anonime sequenze di bucature o pareti a specchio.
Nel 1956 con il progetto per un grattacielo alto un miglio, Wright mostra che nella città territorio l’unica dimensione da evitare e' quella intermedia perché non ha né la capacità di legare l’abitare al suolo – così come avveniva con la città orizzontale di Brodoacre- né quella di proiettarlo verso il cielo così come accade con questo edificio di oltre un chilometro e mezzo d’altezza nel quale possono operare 120.000 abitanti.
Infine, con la sinagoga Beth Sholom di Elkins Park (1959) riprende il tema dell’edificio a pianta centrale, illuminandolo con la luce filtrata attraverso il rivestimento trasparente.
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