La Storia dell’architettura 1905-2008 Di Luigi Prestinenza Puglisi



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2.6 Endless House


Mentre Mies propone architetture sempre più astratte e minimali, lo scultore-architetto Frederick Kiesler, fedele ai principi del correalismo – li abbiamo brevemente illustrati nel capitolo precedente, parlando del progetto per la galleria Art of This Century per la Peggy Guggenheim - lavora alla Endless House, una casa senza fine, pensata come un guscio all’interno del quale gli ambienti si susseguono in un continuum spaziale. Ad essere banditi sono l’angolo retto e la griglia funzionalista, due principi contro i quali nel 1949 Kiesler scrive il saggio dal titolo Pseudofunzionalismo dell’architettura moderna. Infatti, come testimonia la scelta di adoperare per la Endless forme che ricordano le caverne e i rifugi ancestrali, al di là dell’orizzonte seducente ma arido dell’intelletto, sono le ragioni del cuore che impongono uno spazio infinito, denso di riferimenti simbolici e archetipici.

Personaggio atipico, Kiesler e' sostanzialmente isolato dalla cultura ufficiale. Philiph Johnson, curatore del Moma e in quegli anni totalmente preso dalla poetica miesiana del quasi nulla, ne sottovaluterà, per esempio, l’opera come onestamente riconoscerà più tardi: “noi lo sentimmo un nemico (anche perché) la galleria Art of this Century per Peggy Guggenheim (1942)… fu un attacco a quella che noi credevamo allora dovesse essere l’architettura moderna”. Anche se, con la consueta intelligenza e preveggenza, già dal 1951 acquisterà per il museo il modello in creta della Endless e nel 1953 gli commissionerà una scultura in legno per la propria casa a New Canaan.

Dell’importanza dell’opera di Kiesler si accorgono invece artisti ed eretici. Il compositore John Cage afferra immediatamente la rilevanza di opere architettoniche e scultoree che esaltano il vuoto, il nulla-fra-le-parti (nothing-in-between). La coreografa Marta Graham gli commissiona scenografie per i propri balletti sperimentali. E simpatia per la sua opera avranno Louis Kahn, che ne apprezzerà l’ansia simbolica antifunzionalista, e Buckminster Fuller con il quale nel 1952 esporrà al MoMA nella mostra, Two Houses. New Ways to Build, nella quale sarà esposto il modello in creta della Endless, accanto a una cupola geodetica.

Tra il 1959 e il 1960, Kiesler propone un’altra versione, più articolata, della Endless esponendola nella mostra Architettura visionara, svoltasi al MoMa nel 1960. Nel 1961 i principi della Endless confluiscono nel progetto per l’Universal Theatre, una imponete struttura con due sale di 1600 e 600 posti, all’occorrenza trasformabili. Dal 1957 (sarà completato nel 1964) lavora al tempio del libro a Gerusalemme, l’unica opera di grande respiro che riesce a concretizzare. Il risultato, per quanto affascinante, nella successione degli spazi aperti e chiusi e nell’uso di forme inconsuete per la tradizione architettonica occidentale, testimonia però la distanza tra gli aspetti lirici dei suoi ben più affascinanti progetti teorici e la più prosaica realtà di un processo costruttivo che, forse per mancanza di esperienza, non riesce a padroneggiare completamente.



2.7 Niemeyer


E’ Oscar Niemeyer che introduce in Brasile il linguaggio razionalista di Le Corbusier. Già nel 1936 con Lúcio Costa, Jorge Machado Moreira e Alfonso Edoardo Reyde invitano il maestro svizzero-francese ad assumere il ruolo di consulente per il Ministero dell’Educazione a Rio de Janeiro (completato nel 1945), un edificio caratterizzato da una piastra e da una torre di quattordici piani poggiante su pilastri e orientata lungo la direzione nord-sud, con il lato nord schermato da brise soleil in cemento e pannelli mobili in absesto. Sulla terrazza, trattata secondo i principi del tetto giardino, e' ubicato un ristorante affiancato dai torrini degli ascensori e dai serbatoi d’acqua, realizzati come se fossero oggetti scultorei e rivestiti con brillanti mattonelle color blu.

Nel 1940, con la chiesa di San Francesco ad Assisi a Pampulha, Niemeyer mette a punto il proprio personale linguaggio, caratterizzato dall’uso del cemento armato a faccia vista umanizzato attraverso il ricorso a forme curve e l’inserimento di macchie di colore, anche in questo caso ottenute con il rivestimento a maioliche. “ Gli angoli retti creati dall’uomo, duri e inflessibili “, afferma, “ non mi attirano”. E difatti nel Casinò di Pampulha (1940-42) i volumi curvi della sala da ballo si integrano con quelli più squadrati delle sale da gioco, a loro volta supportati da pilastri di diverse altezze per integrarsi con la complessa orografia del posto e collegati tra loro mediante rampe.

Progettista di successo, nel dopoguerra, Niemeyer e' autore di numerosi progetti, alcuni decisamente speculativi, tra questi alcuni giganteschi hotel, ma comunque umanizzati da linee sinuose e da un magistrale controllo del disegno d’insieme, ridotto a pochi ma plasticamente significativi elementi. Tra il 1947 e il 1952, a testimonianza di un riconosciuto successo internazionale, e' coinvolto con Le Corbusier e altri nella complessa vicenda della progettazione del Palazzo delle Nazioni Unite a New York.

Ma il suo capolavoro e' una semplice abitazione, realizzata per se stesso, nel 1953 presso Rio de Janeiro. Il modello preso a riferimento e' la casa Farnsworth realizzata da Mies tre anni prima: una glass house inserita nel paesaggio circostante. Ma mentre la casa di Plano e', per quanto ineccepibile in ogni suo più minuto dettaglio, una scatola, quasi un’ascetica idea platonica, la casa di Niemeyer non ha un solo angolo retto ed e' pensata come un susseguirsi di sensuali curve che ricordano le opere biomorfe di Hans Arp e di Alexander Calder o , se vogliamo restare a Mies, il suo progetto ben più espressionista per un grattacielo di cristallo del 1922 (mentre le estremità che avvolgono il soggiorno e la sala da pranzo, risolte con tramezzi curvi in legno ricordano la celeberrima parete in ebano di casa Tugendhat). Vi sono alcuni riferimenti a Wright, per esempio nella roccia che entra dentro la casa e che, così, la lascia sospesa in una dimensione a metà tra l’artificiale e il naturale.

Si racconta che Mies rimase non poco scioccato dalla vista di un’opera così fortemente edonista, così barocca: “questa e' una piccola costruzione, molto bella ma irripetibile” disse, non senza una punta di sgomento. E in effetti, le forme dinamiche e fluttuanti di Niemeyer mostrano che il linguaggio moderno può vivere benissimo senza il moralismo etico tipico delle realizzazioni dei Maestri, trasformandosi in un linguaggio piacevole, sensuale e fortemente comunicativo: insomma popolare.

Un aspetto che non sfugge a Juscelino Kubitschek, il neo presidente della repubblica, il quale, passeggiando nel giardino della casa, propone a Niemeyer di realizzare, insieme con Lúcio Costa, Brasilia, la nuova capitale.





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