La Storia dell’architettura 1905-2008 Di Luigi Prestinenza Puglisi



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1.11 Sviluppi dell’high tech


Lanciato negli anni settanta e consolidatosi lungo la prima metà degli anni ottanta, l’ High Tech, continua in questi anni la propria opera di diffusione, ma articolandosi secondo declinazioni tra loro molto diverse: vanno da quella neo-organica di Santiago Calatrava a quella neo-umanista di Renzo Piano a quella più giocosa di William Alsop.

Lo spagnolo Santiago Calatrava si impone all’attenzione internazionale con la Hall della Stazione di Lucerna, Svizzera (1983-1989) e la Stadelhofen a Zurigo (1983-1990). Richiamano alla mente le avvolgenti forme dell’architettura degli anni cinquanta e sessanta sperimentate da Eero Saarinen, Jorn Utzon, Felix Candela e le forme neogotiche e neo-organiche di Antoni Gaudì.

In particolare, la Stadelhofen a Zurigo e' una stazione ferroviaria scandita da leggere pensiline in ferro che ricordano le articolazioni di un organismo vivente fissate in un momento di equilibrio e, nella zona adibita a galleria commerciale, le viscere di un animale preistorico ritmate da una possente struttura ad archi ribassati in cemento armato.

Affascinato dalla natura, dalle cui strutture trae costantemente ispirazione, Calatrava sperimenta anche arditi dispositivi mobili: come per esempio nel padiglione del Kuwait all’Expo 92 di Siviglia la cui copertura, fatta di travi lignee sagomate, può assumere infinite posizioni intermedie tra quella chiusa e quella aperta o nel concorso per l’ampliamento e la ristrutturazione del Reichstag di Berlino (1992) dove prevede sopra la sala dell’assemblea plenaria un soffitto in vetro che si può aprire per consentire al pubblico di seguire le sessioni parlamentari. Dove Calatrava raggiunge però la massima intensità poetica e' nel disegno dei ponti quali l’Alamillo a Siviglia (1987-1992) o il La Devesa a Ripoli, Spagna (1989-1991) con strutture eleganti e asimmetriche che danno dell’equilibrio una immagine dinamica.

Ad essere poco rappresentato dall’etichetta High Tech e' anche Renzo Piano che già nel 1986 ha concluso il Museo de Menil a Houston con il quale ha voluto mostrare che un’opera tecnologicamente innovativa può utilizzare materiali tradizionali quali il legno e ricorrere, non meno di quelle antiche, a delicati effetti di luce. Tra il 1987 e il 1990 si presenta a Piano l’occasione di realizzare l’Istituto per la ricerca e il coordinamento acustico-musicale (IRCAM). L’edificio, che sorge proprio accanto al centro Pompidou di Parigi rinnega l’estetica degli impianti in vista e delle ampie superfici vetrate: e' in gran parte interrato mentre la parte realizzata fuori terra, che si inserisce con molta discrezione all’interno dell’isolato storico, e' rivestita da elementi in cotto, sia pur modernamente disegnati. Unico ricordo di una certa componente futurista tipica dell’High Tech e' l’ascensore la cui cabina vetrata e' lasciata a vista e otto tubi bianchi del condizionamento, allineati e ben ordinati, che fuoriescono dal piano stradale.

Il distacco diventa ancora più deciso con le opere successive, quali il progetto per l’esposizione Internazionale Cristoforo Colombo ’92 a Genova (1988-1992), il Laboratorio di ricerca Unisco Workshop a Vesima, Italia (1989-1991) e quelle che realizzerà più tardi: il terminal passeggeri dell’aeroporto di Kansai, Osaka, Giappone (1988-1994), il museo della scienza e della tecnica di Amsterdam (1992-97), la chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, Italia (1991-2004), il complesso di Potzdammer Platz a Berlino (1992-2000), il centro Jean Marie Tjbaou per la cultura Kanak, Noumea, Nuova Caledonia (1992-1998).

Nonostante si tratti di opere tra loro molto diverse sono tutte accomunate dalla volontà di umanizzare la tecnologia, di recuperare i materiali ma anche le atmosfere del passato, di mediare tra vecchio e nuovo ma senza mai rinunciare all’innovazione e cadere nella trappola della nostalgia.

Anche Norman Foster, Richard Rogers, Michael Hopkins e Nicholas Grimshaw che possiamo considerare come i rappresentanti più canonici dell’High Tech, in questi anni sperimentano un approccio meno hard e più sofisticato, sia per rapportarsi con il contesto sia per orientarsi verso una direzione più ecologicamente responsabile: il Soft Tech.

Norman Foster, per esempio, tra il 1989 e il 1991 realizza le Sackler Galleries alla Royal Academy of Arts a Londra mostrando come una struttura contemporanea, leggera e trasparente, può contribuire a rifunzionalizzare e valorizzare una antica. Esperimento che ripete con successo con il Carrè d’Art a Nîmes, Francia (1987-1993) dove inserisce, in pieno centro storico e di fronte a un tempio romano, un centro culturale di cinque piani fuori terra ed altrettanti interrati. Grazie al disegno semplicissimo, quasi classico, delle facciate vetrate e all’inserimento di un alto portico sorretto da esili colonne, l’edificio dialoga felicemente con quello romano, dimostrando così che le accuse dei detrattori dell’high tech, fondate sull’idea che questo stile sia necessariamente freddo e acontestuale, possono essere infondate. Sempre tra il 1989 e il 1991 realizza a Tokyo il Century Tower che segna, rispetto al più macchinoso Hong Kong and Shangai Banking Corporation Headquarters a Hong Kong (1981-1986), un momento di semplificazione formale. Semplificazione che viene ribadita nella elegante struttura del London’s Third Airport a Stansted nell’Essex (1987-89), sostenuta da lunghe e slanciate aste che , insieme, compongono una maglia reticolare basata su moduli quadrati.

Più caratterizzati da un punto di vista espressivo sono gli edifici che in questi anni realizza Richard Rogers. Tra i progetti eseguiti spiccano la Kabuki-cho Tower a Tokyo (1987-1993) e i Channel 4 Headquartes a Londra (1990-1994) e il tribunale per i diritti umani a Strasburgo, Francia (1989-1994). Tra quelli non eseguiti il Tokyo Forum a Tokyo (1990) una complessa macchina architettonica che ospita tre grandi sale sospese, raggiungibili mediante scale mobili e ascensori panoramici, le quali, a loro volta, fungono da copertura ad ampi spazi destinati alla vita cittadina e vivificati da negozi, caffè, cinema, ristoranti, spazi espositivi, laboratori musicali e teatrali.





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